Biocarburante dalle alghe rosse

Alghe come biocarburante? L’ingegneria metabolica crede da tempo che si tratti di un’opzione più che valida. All’Università dell’Illinois la ricerca si sta concentrando nello specifico sull’alga rossa, come potenziale materia prima del biocarburante sostenibile del futuro. I ricercatori hanno sviluppo un ceppo di lievito che può abbreviare il processo di fermentazione del galattosio.

“Quando si pensa alle colture di biocarburanti, vengono immediatamente in mente il mais, il miscanto. Ma la scelta più ovvia è la biomassa marina”, ha spiegato Yong-Do Jin, assistente alla cattedra di genomica microbica dell’ateneo.

Etanolo (alcool etilico)

Etanolo

Il combustibile etanolo è l’alcool etilico dello stesso tipo che si trova nelle bevande alcoliche. Esso viene utilizzato come carburante per l’autotrazione, soprattutto come additivo per la benzina e, proveniendo da materie prime biologiche, è chiamato biocarburante. La produzione mondiale di etanolo per carburanti da trasporto è triplicata tra il 2000 e il 2007 da 17 miliardi a più di 52 miliardi di litri. Nel 2009, a livello mondiale, la produzione di combustibile etanolo ha raggiunto i 73,9 miliardi di litri.

I due Paesi che più di tutti gli altri utilizzano l’etanolo sono Brasile e Stati Uniti, i quali insieme costituiscono l’86% del consumo totale (dati anno 2009). Questa sostanza viene mescolata alla benzina normale. Negli Stati Uniti la maggior parte dei casi prevede che l’etanolo sia il 10% della composizione totale della benzina, in Brasile è addirittura diventata una miscela obbligatoria, e dal 2007 la legge stabilisce che un pieno dev’essere composto dal 25% di etanolo e dal 75% di benzina.

Fonti rinnovabili: biocarburanti, progetto nella Regione Piemonte

Nella Regione Piemonte l’Amministrazione vuole sempre di più incentivare la ricerca nel settore delle fonti rinnovabili, e per questo, con tre milioni di euro di stanziamenti, ha deciso di finanziare un progetto, denominato “Profer”, di una società del Gruppo Mossi&Ghisolfi di Tortona, precisamente la Chemtex Italia srl, sui biocarburanti.

Le risorse assegnate rientrano nell’ambito di un progetto di investimento che, nell’arco dei prossimi due anni e mezzo, con risorse per complessivi 12 milioni di euro, punta a individuare un microrganismo che, per quel che riguarda la produzione da biomassa di bioetanolo, garantisca per la fermentazione delle condizioni ottimali tali da poter competere ancor di più con i combustibili fossili.

Biodiesel, il più grande impianto al mondo è a Singapore

Appartiene a Singapore il primato di ospitare il più grande impianto al mondo di biodiesel, con una capacità produttiva pari a ben 800.000 tonnellate di combustibile all’anno. La centrale, che è gestita dalla Neste Oil, produce carburante da oli vegetali e da grassi animali provenienti dai rifiuti generati dall’industria alimentare. La compagnia finlandese sostiene che il combustibile prodotto presso l’impianto garantisce dal 40% all’80% di riduzione delle emissioni di gas serra rispetto agli impianti basati sui combustibili fossili.

Siamo molto orgogliosi del nuovo impianto e della tecnologia NExBTL, un’importante innovazione finlandese in materia di carburanti rinnovabili che crediamo abbia un ottimo potenziale nel mercato globale,

spiega Matti Lievonen, CEO dell’azienda.

Biocarburanti, allarme fame in Africa per furto coltivazioni alimentari

Del paradosso dell’ecologia, i biocarburanti di prima generazione, abbiamo discusso di frequente sulle pagine di Ecologiae. Oggi torniamo a parlarne in virtù dell’allarme lanciato da un nuovo rapporto diffuso dall’associazione ambientalista Friends of the Earth. Nella relazione, intitolata Africa, up for grabs, si parla di un vero e proprio furto di terreni destinati alle coltivazioni alimentari, sottratti, spesso illecitamente, da produttori europei per piantare colture destinate alla produzione di biocarburanti.

La conseguenza principale di questa appropriazione indebita, attuata senza consultare adeguatamente le comunità locali, aggrava la già drammatica crisi negli approvvigionamenti di risorse alimentari nei Paesi in via di sviluppo e sottosviluppati. Il risultato è la fame. Ma le aziende europee sotto accusa, imputate di affamare il Terzo Mondo, sottraendo terreno fertile alle colture alimentari, non ci stanno e si difendono affermando che i terreni destinati alla coltivazione di risorse primarie per i biocarburanti in realtà sono quelli non adatti alle colture alimentari.

Alghe per produrre biocarburante, i primi risultati dalla spedizione in Antartide

Il ricercatore italiano Guido Bordignon ha annunciato i suoi primi risultati dopo la spedizione in Antardite per mettere a punto il suo progetto: produrre biocarburante dalle alghe. Come spiega lo studioso

Sono stato in Antartide dal 18 gennaio al 20 marzo, in una spedizione coordinata dallo Scripps Institute di San Diego e ho fatto una serie di campionamenti a caccia di nuove specie di fitoplancton da poter utilizzare per produrre biocarburanti.

L’aereo solare vicino all’impresa del giro del mondo

solar-impulse

In Svizzera, due pionieri stanno arrivando sempre più vicini ad un volo intorno al mondo alimentato soltanto dall’energia solare. Con lo stato attuale della tecnologia, la quale è ancora relativamente giovane, un tale sforzo sarebbe considerato oggi donchisciottesco, figuriamoci nel 2003, quando Bertrand Piccard e André Borschberg, co-fondatori di Solar Impulse, hanno annunciato che avrebbero progettato un aereo alimentato solo dall’energia solare per volare in tutto il mondo.

Sarebbe un segnale, dissero allora, per la nostra dipendenza dai combustibili fossili a livello mondiale e la promessa di sviluppare delle tecnologie verdi. Il pilota e l’imprenditore svizzeri sono stati in grado di sviluppare un aereo in grado di salire fino a circa 3 km e volare durante il giorno, rifornendosi di energia, scendendo poi al di sotto della copertura nuvolosa a bassa quota, dove mantenendo una velocità di crociera si utilizzerebbe l’energia raccolta nella batteria di notte.

Bucce d’arancia e vecchi giornali per nuovi eco-combustibili

etanolo bucce d'aranciaPotrebbe essere una svolta per i biocarburanti, la scoperta di alcuni scienziati che hanno trasformato gli scarti della frutta, le bucce d’arancia, e altri rifiuti facilmente reperibili in grossi quantitativi, come la carta di giornale, in carburante pulito per alimentare i veicoli.

A sperimentare il nuovo biocarburante, il professor Henry Daniell, della University of Central Florida, insieme alla sua équipe. Si tratta di un modo innovativo per la produzione di etanolo da prodotti di scarto, come bucce d’arancia ed i giornali. Il suo approccio è più verde e meno costoso rispetto ai metodi attualmente disponibili per alimentare i veicoli a combustibile più pulito – e il suo obiettivo è quello di relegare la benzina a un carburante secondario.
Il nuovo metodo produttivo di etanolo di Daniell può essere applicato a diversi prodotti come la canna da zucchero, l’erbaccia e la paglia.

KLM ha programmato il primo volo con biocarburanti con passeggeri a bordo

klm-Boeing747

L’industria aerea è in continua crescita per quanto riguarda le sperimentazioni ecologiche. Oggi un nuovo passo in avanti è stato fatto dalla compagnia olandese KLM. Sappiate infatti che se il 23 novembre prossimo prenderete uno di questi aerei, potreste stare volando grazie a del biocarburante. Si tratta del primo volo di prova con un carburante pulito con passeggeri a bordo in Europa.

La compagnia aerea ha annunciato che l’aereo di prova sarà un Boeing 747, con un motore alimentato da una miscela al 50% di bio-petrolio e al 50% carburante convenzionale:

A differenza di altri voli di collaudo [effettuati] fino ad oggi, in cui un certo numero di materie prime differenti sono state utilizzate per creare il biocarburante dell’aviazione – alcune miscele di jatropha, alghe e Camelina il più delle volte – questo combustibile sarà effettuato esclusivamente da Camelina.

Betty the Biobike, la prima moto con carburante a basse emissioni

betty BioBike

Se le energie rinnovabili stentano a decollare, lo si deve in alcuni casi all’ostracismo delle compagnie petrolifere le quali, non guadagnandoci nulla, non investono in questo nuovo territorio, tentando di continuare a produrre quanti più utili gli è ancora possibile. Ma siccome la spinta dell’ecologia ormai è troppo forte, anche loro si devono adeguare.

Per darsi una parvenza di ambientalismo, alcune compagnie petrolifere australiane hanno prodotto e pubblicizzato un biocarburante che potrebbe essere la soluzione nel futuro più immediato. Si tratta di una sorta di olio da frittura unito a scarti di grasso animale. Questo miscuglio è stato in grado di far muovere una moto per 20 mila km con delle emissioni bassissime, circa 71 grammi di CO2 a km. Fautore dell’impresa è stato Paul Carter, un personaggio da film australiano, in sella alla sua Betty the Biobike.

Nuova idea energetica: batteri mutanti uniti al poliestere per aumentare la produzione di biocarburante

ricercatrice

Preparare un certo tipo di biocarburante, con un batterio mutante e poliestere, potrebbe raddoppiare la produzione del combustibile. Ad affermarlo sono stati dei ricercatori americani che hanno reso nota la loro scoperta al National Meeting of the American Chemical Society di Washington, D.C., nei giorni scorsi.

Il biocarburante butanolo è un tipo di alcool che viene utilizzato principalmente come solvente, o in processi industriali che servono per creare altri prodotti chimici. Ma i ricercatori pensano che esso abbia un potenziale come biocarburante che un giorno potrà sostituire la benzina.

Biocarburanti dagli scarti delle angurie

angurie

Quest’estate potrebbe regalarci una nuova fonte di produzione energetica rinnovabile: l’anguria. Uno dei frutti più buoni e discussi da sempre, a causa dell’enorme spreco di quantità di acqua che serve per produrli, potrebbe presto restituire parte delle risorse utilizzate per la sua crescita.

Secondo i ricercatori del USDA-Agricultural Research Service presso il South Central Agricultural Research Laboratory di Lane in Oklahoma, guidati da Wayne Fish, gli scarti dei frutti consumati (le bucce) oppure i cocomeri invenduti, hanno le potenzialità per creare uno dei migliori biocarburanti al mondo.

Biocarburante dalle alghe, la svolta dai nativi americani

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Se fino a questo momento la produzione di biocarburante era molto rallentata dai problemi legati alla carenza di cibo e all’inspiegabile stop che c’è stato sulla ricerca di combustibili non provenienti da generi alimentari, tutto questo problema potrebbe essere a breve risolto da una delle poche comunità di nativi americani rimasti accampati nel Nuovo Mondo.

Si tratta degli Ute, una popolazione indiana che vive nel Sud del Colorado, seduta su un’immensa riserva di carbone e gas naturale. Ma che possiede anche tante alghe. Le loro credenze gli impedivano di utilizzare come carburanti dei generi alimentari, quindi mais, colza e tutte le altre colture da cui si ricava il biocarburante erano scartate a priori. Le alghe però non sfamano nessuno, ed anzi, assorbono CO2. E allora quale migliore attività dell’allevarle e creare carburante?

Super-gruppo di compagnie aeree adotta il biocarburante. Scatta l’avio-sostenibilità collettiva

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Ha fatto scuola l’esempio dello scorso anno promosso dalla Virgin Atlantic di utilizzare il biocarburante per i propri aerei. Dopo un anno di esperimenti e polemiche, pian piano le varie compagnie aeree le hanno tentate tutte per ottenere dei viaggi quanto più eco-sostenibili possibile, e alla fine hanno adottato la soluzione della compagnia americana.

Si legge in quest’ottica l’accordo stilato tra 5 delle compagnie più grandi al mondo (Alaska Airlines, British Airways, Cathay Pacific, Tuifly e Virgin Blue) che si vanno ad aggiungere al Gruppo Utenti Carburante Avisostenibile già composto da Air France, Air New Zealand, Ana (All Nippon Airways), Cargolux, Gulf Air, Japan Airlines, Klm, Sas e dalla già citata Virgin Atlantic Airways.

Ma su cosa si baserà questo accordo? A risponderci è il portavoce della Boeing, uno dei promotori dell’accordo, che ha spiegato che il gruppo utilizzerà d’ora in avanti biocarburanti eco-sostenibili, i quali devono soddisfare una serie di requisiti. Il primo di essi, il più importante, è che non devono provenire da colture alimentari, cioè non devono entrare in concorrenza con le colture di cibo, come si faceva all’inizio dell’era dei biocarburanti, per non far diminuire la quantità di prodotti alimentari nel mondo e non far aggravare il bilancio dei Paesi poveri. Le altre caratteristiche sono che il biocarburante non abbia impatto sulla biodiversità, cioè le colture devono essere del luogo e non essere introdotte come specie invasive, danneggiando la biodiversità del luogo; non debba pregiudicare la disponibilità di acqua potabile e, aspetto ancora più importante, deve contribuire a diminuire le emissioni di gas serra.