I 10 posti di lavoro ecologici che ci aspettano nel 2009, prima parte

Barack Obama durante la campagna elettorale, ma anche nel suo discorso di insediamento alla Casa Bianca, ha promesso milioni di posti di lavoro nell’ambito dell’ecologia. Anche noi sulle pagine di Ecologiae.com ribadiamo da tempo che sono possibili diversi posti di lavoro nuovi, o miglioramenti rispetto ai vecchi, che potrebbero nascere se i Governi decidessero di puntare sulla sfera ecologica.

Oggi, grazie al sito fastcompany.com, tentiamo di capire quali saranno i “green-job”, i posti di lavoro ecologici del futuro. Un futuro non molto lontano, ma praticamente dietro l’angolo, e cioè quelli che potrebbero essere intrapresi tra quest’anno e al massimo il prossimo.

Ecco come risponde il mondo alla rivoluzione ecologica di Obama

Il suo insediamento avverrà tra soli 4 giorni, ma i suoi programmi sono già molto chiari: si uscirà dalla crisi principalmente grazie all’ecologia. Tra i provvedimenti che il neopresidente degli Stati Uniti Barack Obama ha intenzione di intraprendere, ci sarà una manovra da 150 miliardi di dollari (sul totale dei 770 di cui avrà bisogno), da investire nell’ambito ecologico. Dove esattamente si conosceva da tempo: solare, eolico e industrie con basse emissioni di carbonio.

Tutto questo significherebbe in prima istanza l’indipendenza quasi totale degli Stati Uniti dalle fonti energetiche straniere, ma anche (ed è questo il punto fondamentale) la nascita di milioni di posti di lavoro che riassorbirebbero tutti quei dipendenti che hanno perso il posto durante questi mesi di crisi economica. Sono stimati in circa 5 milioni i posti di lavoro disponibili nell’ambito ecologico. Altri provvedimenti saranno intrapresi per l’industria dell’auto, dato che pare essere proprio l’auto ecologica il mezzo del futuro, l’unico in grado di far uscire dalla crisi l’industria automobilistica. Siamo ancora a livello progettuale, ma già in giro per il mondo ci sono molte nazioni che stanno prendendo ad esempio le parole di Obama e si stanno attrezzando per imitarlo, dalla Gran Bretagna al Giappone, fino addirittura alla Corea del Sud.

Worldwatch: “Le previsioni sui cambiamenti climatici? Peggio del previsto”

Da un paio d’anni va di moda andare controcorrente sul problema climatico. Su tutti i media il dibattito è sempre aperto a proposito del surriscaldamento globale, lo scioglimento dei ghiacci, e tutte le problematiche che riguardano la Natura. Molti ben pensanti dicono che queste sono tutte favolette e che non è vero nulla, ma poi molto spesso si scopre che si tratta di sedicenti esperti sguinzagliati dalle lobby del petrolio.

In tutto questo dibattito oggi interviene il Worldwatch Institute, un istituto di ricerca indipendente americano il quale, con la pubblicazione del suo rapporto “State of the world 2009” probabilmente chiuderà la bocca a molti scettici. Il periodo di osservazione va dal 1990 al 2007, e sul rapporto si legge che le previsioni poco rassicuranti fatte finora sono state fin troppo caute: il cambiamento climatico è peggio del previsto. I primi dati resi noti in questi giorni suddividono il problema in quattro categorie, riassunte nella seconda parte dell’articolo: emissioni, stato dei mari, cambiamenti climatici e la cura per salvarci.

57000 posti di lavoro “verdi” già pronti negli Stati Uniti

La crisi economica ha colpito tutto il mondo, su questo non ci sono dubbi. Però mentre in Italia ci piangiamo addosso sperando che qualcosa accada e che il posto di lavoro ci cada tra le braccia, in America si danno da fare e se ne inventano uno tutto nuovo. Il lavoro ecologico.

Una nuova relazione del National Parks Conservation Association propone un reinvestimento da parte dello Stato di soldi pubblici non a fondo perduto, ma in vere e proprie opere necessarie allo sviluppo della comunità e a creare nuovi posti di lavoro, che facciano guadagnare tutti, Stato compreso. La richiesta è di 2,5 miliardi di dollari per creare nuovi posti di lavoro nei parchi nazionali e non solo. Grazie a questo aiuto iniziale, in breve tempo per ogni dollaro investito ne verranno restituiti 4, con un grande guadagno da parte di tutti.

L’America si converte ai Led, rivoluzione al Rockefeller Center

La spinta ecologica voluta da Barack Obama raccoglie già i suoi frutti negli Stati Uniti, e lo fa con uno dei suoi simboli: l’albero di Natale del Rockefeller Center. L’abete natalizio più grande del mondo quest’anno sarà illuminato completamente da lucine Led, l’illuminazione del futuro. Saranno 30 mila le lucine che, a fronte di una spesa leggermente superiore agli altri anni, faranno risparmiare migliaia di dollari nel consumo di energia elettrica, ed anche in emissione di CO2, ad uno dei grattacieli più famosi di Manhattan.

Ma non solo. Infatti anche la palla di capodanno, la famosa New Year’s Eve Ball di Time Square quest’anno sarà ecologica. Lo avevamo già anticipato un mese fa, ed oggi possiamo confermare che la sua illuminazione sarà fatta esclusivamente di Led. Ma lo saranno anche il castello di Cenerentola a Disneyworld, e i bigliettini di auguri della Starbucks, Borders e Home Depot. Ma come mai tutti scelgono i Led?

Bush mette a rischio centinaia di specie in via d’estinzione per un capriccio

Le elezioni americane hanno eletto come Presidente degli Stati Uniti per i prossimi 4 anni Barack Obama. Ma ancora per un mese e mezzo a capo del Governo americano ci sarà George W. Bush, purtroppo. Il Presidente uscente sembrava avesse avuto improvvisamente una svolta ambientalista prendendo alcune decisioni in merito a questioni ambientali che gli facevano onore negli ultimi mesi, ma la sensazione è che fossero tutte mosse elettorali.

Essendo stato eletto un candidato dello schieramento avverso, Bush ha deciso di mettergli i bastoni tra le ruote il più possibile, ed anche dal punto di vista delle decisioni ambientali ha deciso che Obama dovrà sudare sette camicie per recuperare agli orrori che lui sta compiendo in questo periodo. I cambiamenti che sta apportando Bush negli ultimi 4 mesi avranno bisogno di molto più tempo per essere riparati dall’amministrazione Obama.

Obama chiama Al Gore per risolvere i problemi climatici

La svolta ecologica passa anche e soprattutto dalla politica, e il politico più ambientalista della storia, Al Gore, ritorna a far sentire la sua voce grazie a colui che guiderà il mondo per i prossimi 4 anni: Barack Obama. Il neo presidente eletto degli Stati Uniti, intento in questi giorni a formare la squadra di Governo, ha annunciato di aver chiesto una mano all’ex candidato alla Casa Bianca del Partito Democratico per rendere la sua squadra il più ecologica possibile.

L’annuncio lo ha dato ieri il Washington Post, il quale ha rivelato l’incontro tra Obama, il suo vice Biden e Al Gore, per discutere di cambiamenti climatici e di energie rinnovabili. Un primo segnale importante che segnala la svolta ecologica dell’amministrazione americana, come promesso in campagna elettorale.

Ue: no a compromessi, il pacchetto clima rimane così

Gli obiettivi del pacchetto clima dell’Unione Europea non sono negoziabili, e non si possono annacquare soprattutto ora, che con l’elezione a Presidente di Barack Obama, anche gli Stati Uniti si stanno allineando alle scelte dell’Europa.

E’ questo l’appello lanciato dal presidente della commissione Ue Josè Manuel Durao Barroso a due giorni dall’incontro dei 27 per ratificare il pacchetto del 20-20-20. Barroso non fa mai il nome dell’Italia nel suo discorso di presentazione del summit, ma i riferimenti sono fin troppo evidenti per permettere ai nostri rappresentanti di fare orecchie da mercante.

Obama inaugura il “Green New Deal”

Diciamoci la verità, siamo tutti un pò invidiosi dell’America e del nuovo Presidente (ancora non in carica) che si ritrova. Lo vorremmo anche noi un capo del Governo che vede in internet una opportunità anzichè una minaccia, e nell’ecologia il modo per risolvere i problemi dello Stato, e non una scocciatura.

Per fortuna che la nazione-modello del mondo ha deciso una svolta storica, e si tratterà di una svolta ecologica. Annunciando le riforme che Obama attuerà a partire dal prossimo 20 Gennaio, data di insediamento alla Casa Bianca, il discorso del neo Presidente eletto si è incentrato su due punti fondamentali: le infrastrutture e l’ambientalismo. A noi ovviamente interessa il secondo.

New energy for America, l’ecologia di Obama non contagia l’Italia

Mentre il neoeletto presidente degli Stati Uniti Barack Obama chiama a raccolta i maggiori cervelli del Paese per risolvere la crisi economica e provare a cambiare il mondo, in Italia si avverte sempre più forte l’esigenza di continuare a porre veti e freni ai protocolli ambientali proprio per risolverla la stessa crisi.

Qualcosa non quadra e ci rendiamo sempre più conto che se l’America può, noi non vogliamo nemmeno provare a farla qualcosa. O meglio, il nostro amato premier Silvio Berlusconi si è recato in Spagna a ribadire la sua tesi che vista l’emergenza economica chissenefrega di salvare il Pianeta, più o meno il concetto era quello, inutile fare tanti bei giri di parole e di retorica vuota a rendere. Meglio tutti più ricchi e felici con tanti soldi da spendere per curare il cancro ai polmoni, decontaminare l’acqua del rubinetto, acquistare prodotti biologici sempre più costosi. Dov’è il risparmio?

Ecco come le rinnovabili soppianteranno i combustibili fossili

Uno dei primi provvedimenti del Presidente-eletto Barack Obama è stato, come da campagna elettorale, investire sulle rinnovabili. Ancora non ha il potere di legiferare, ma ha promesso che stanzierà 150 miliardi di dollari per le rinnovabili nei prossimi 10 anni.

L’idea non è completamente sua, ma proviene dall’ideale di Al Gore, candidato alla presidenza degli Stati Uniti nel 2000, il quale promise che investendo pesantemente sulle risorse rinnovabili, nel giro di 10 anni sarebbe stato possibile, almeno in America, sostituire al 100% i combustibili fossili. Una sfida un pò troppo ottimistica anche per gli esperti di Greenpeace, ma che Obama ha voluto raccogliere in quanto, anche se non si dovesse riuscire a sopravvivere esclusivamente con le rinnovabili, almeno esse avrebbero fornito una buona percentuale di energia alla Terra. Sempre meglio della situazione attuale.

Come cambia il mondo dell’ecologia con Obama Presidente

Passati i festeggiamenti, è l’ora di mettersi al lavoro per il Presidente degli Stati Uniti, colui le cui scelte peseranno sul futuro del mondo almeno per i prossimi 4 anni, l’ex senatore, oggi primo Presidente afroamericano, Barack Obama.

Una buona fetta della campagna elettorale del candidato Democratico, oltre che su altri tipi di problemi, era incentrata proprio sull’ambientalismo, e noi speriamo che questa non sia stata una scelta per convincere i giovani a votarlo, ma che poi le sue promesse siano effettivamente mantenute. Ma andiamo a vedere quali sono questi suoi propositi.

Ecologia contro Economia, il punto di vista americano

Il problema della convergenza economica critica con l’ambientalismo non riguarda esclusivamente l’Unione Europea, ma è centrale anche nella campagna politica negli Stati Uniti. Entrambi i candidati si stanno spesso dissociando dalle scelte di Bush, che oltre ad aver fatto disastri in politica estera ha procurato parecchio imbarazzo ai suoi elettori anche nell’ambito dell’ecologia.

Il punto di partenza di entrambi gli aspiranti alla Casa Bianca è l’annuncio dello stesso Bush di poter risolvere il problema del riscaldamento globale riducendo le emissioni di anidride carbonica. Peccato che questa promessa arrivi quando il suo mandato sia già terminato, e così la patata bollente adesso passa ad Obama e a McCain.

Politiche Usa 2008: qual’è il candidato più ecologico?

Negli ultimi mesi i due candidati alla casa bianca, John McCain e Barack Obama, hanno incentrato la loro campagna elettorale soprattutto sull’economia. Ma in un mondo che sta per scoppiare a causa dell’inquinamento, non si sono lasciati sfuggire l’occasione di diffondere la propria idea sull’ecologia.

Hanno promesso di puntare sulle energie rinnovabili e sulle iniziative verdi di diverso genere, ma quale dei due è effettivamente più ecologico? Perchè si sa, soprattutto per i politici, tra il dire e il fare, c’è di mezzo un oceano.