Tra i tanti svantaggi che lo scioglimento dei ghiacciai può comportare, ora se ne aggiunge uno nuovo: l’inquinamento. La dimostrazione di quanto possano essere pericolosi tali fenomeni arriva dalla Svezia dove sta accadendo che il permafrost si scioglie (come in tutto il mondo), rilasciando grandi quantità di gas serra trattenute per secoli.
Ma mentre tutto ciò finisce nell’atmosfera, in una nuova relazione pubblicata sulla rivista Science of the Total Environment viene rilevato che il permafrost che si scioglie nella Svezia settentrionale, ha iniziato a lasciar fuoriuscire del mercurio in una palude della torba e nei laghi vicini. La prima (e non unica) conseguenza di tutto questo è che le temperature potrebbero continuare a salire.
Oltre ad immagazzinare grandi quantità di gas ad effetto serra, le torbiere stoccano del mercurio proveniente in parte da alcune fonti naturali, ma per la maggior parte dalle emissioni dei combustibili fossili. Come è noto, il mercurio unito all’acqua diventa una miscela altamente tossica per la vita. Lo studio rileva così che
c’è un potenziale molto concreto che una notevole quantità di mercurio ed altri materiali organici e organismi contaminanti conservati possano essere immessi nelle acque superficiali artiche e sub-artiche dallo scongelamento del permafrost.
Il tasso di aumento dei livelli di mercurio nei sedimenti, dicono i ricercatori, è così alto che un incremento simile non si registrava da secoli. Per arrivare a tale conclusione un team di ricercatori ha utilizzato dei campioni di carote da una torbiera e dai sedimenti del fondo dei laghi nel Nord della Svezia per determinare lo spostamento delle concentrazioni di mercurio e confrontarle con i dati climatici del passato. Hanno così scoperto che
i livelli di mercurio nei sedimenti sono ora in aumento di 8,3 microgrammi per metro quadrato all’anno, un tasso non rilevato per diversi secoli.
Le conseguenze sugli organismi marini potrebbero così diventare molto preoccupanti.
Fonte: [Treehugger]