L’umanità speranzosa guarda alla conferenza di Copenaghen come l’ultima possibilità per bloccare il riscaldamento globale: per questo, nelle prossime due settimane, la capitale danese sarà agli occhi del mondo “Hopenaghen”, “il porto della speranza”. Possiamo cambiare e dobbiamo cambiare. Chiamo tutti a contribuire, a essere realistici e flessibili
con queste parole il Primo Ministro danese, Lars Loekke Rasmussen, ha aperto il tanto atteso congresso di Copenaghen. Un vertice in cui, ne sono tutti consapevoli, uscirà una risposta al mondo, che potrà essere positiva, se verrà trovato un accordo vincolante per tutti, o negativa se questo non verrà fatto.
Nella giornata di ieri, la prima del vertice, si pensava ci fossero soltanto discorsi introduttivi e l’inizio della spiegazione dei dati scientifici e quant’altro. Ed invece è arrivata subito la prima sorpresa, proprio dai Paesi da cui meno ce l’aspettavamo. Cina, India e Brasile, tre tra i Paesi più inquinanti al mondo e con un tasso di emissioni in crescita continua negli ultimi anni, hanno subito presentato un accordo congiunto con la finalità di
instradare il negoziato.
L’accordo prevede che i tre Paesi si impegnano ad operare insieme sui tagli alle emissioni di Co2 durante il vertice dei Copenaghen, per far vedere che se anche loro si impegnano decisamente verso una diminuzione delle emissioni, i Paesi più ricchi devono essere spinti a fare ancora meglio.
Tra i vari interventi c’è stato anche quello del nostro Ministro degli Esteri, Franco Frattini, il quale ha ribadito l’apertura dell’Italia al vincolo del taglio delle emissioni, ma a patto che i vincoli valgano per tutti, e che non si finisca come per il Protocollo di Kyoto, che fu ratificato da alcuni Paesi e non da altri, Stati Uniti in testa.
Verso la conclusione della giornata di ieri, è stato presentato anche il primo limite, proposto dal Sudafrica, una delle regioni più “scomode” per quanto riguarda la riduzione delle emissioni, in quanto, essendo uno dei Paesi più poveri, si pensava non fosse disponibile a diminuire il suo inquinamento. Ed invece lo Stato di Mandela ha proposto il taglio addirittura del 34% delle emissioni entro il 2020 (superiore a quanto proposto dall’Europa, che aveva indicato il limite al 30%), da portare fino al 42% entro il 2025. Apertura anche da parte degli stessi Stati Uniti, i quali per la prima volta nella loro storia hanno riconosciuto ufficialmente che i gas serra sono una minaccia per la salute umana, e hanno deciso di ridurre le emissioni, anche se non hanno specificato nè quanto nè se la decisione sarà presa entro la chiusura dei lavori.
La sessione di ieri si era aperta con un video molto toccante che fa capire la direzione del vertice, e cioè lasciar intendere che si tratta di un accordo che cambierà la vita sul pianeta non oggi, ma per le generazioni future, ed è proprio per loro che bisogna agire. Ecco il video:
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