Si sono aperti ieri a Nagoya, in Giappone, i lavori di COP10, il summit dedicato alla biodiversità che si protrarrà fino al 29 ottobre prossimo e che vede partecipi 193 Paesi uniti per studiare strategie comuni volte a tutelare la diversità biologica. Programmi condivisi nell’ottica del rispetto degli obiettivi firmati dagli Stati membri della Convenzione (Cbd) siglata diciassette anni fa, ed incentrati su tre punti cardine della conservazione della biodiversità, dell’uso sostenibile delle risorse e della divisione equa dei benefici derivanti dalle risorse genetiche.
Djoghlaf Ahmed, segretario esecutivo della convenzione sulla diversità biologica, nel corso della sessione di apertura della decima Conferenza delle Parti ha spiegato che le nazioni riunite a Nagoya rappresentano la famiglia dei popoli del mondo e che quella in corso è la più grande conferenza sulla biodiversità della storia della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica.
Questo è davvero un momento cruciale nella storia dell’umanità. Come ha dichiarato Daisetz Teitaro Suzuki : “Il problema della natura è il problema della vita umana”. Tuttavia, oggi la vita umana è un problema per la Natura.
Riuniti a questo storico vertice sulla biodiversità di Aichi-Nagoya, abbiamo ben 16.000 partecipanti provenienti da tutto il mondo, che rappresentano le 193 Parti chiamate ad affrontare la perdita di biodiversità senza precedenti seriamente aggravata dal riscaldamento globale. Per fare ciò, cerchiamo di avere il coraggio di guardare negli occhi i nostri bambini e di ammettere che abbiamo fallito, individualmente e collettivamente, nel mantenere la promessa fatta loro a Johannesburg da 110 capi di Stato per ridurre sostanzialmente la perdita di biodiversità entro il 2010. Guardiamo negli occhi i nostri figli e ammettiamo che continuiamo a perdere biodiversità ad un ritmo senza precedenti.
La terza edizione del Global Biodiversity Outlook ha dimostrato che, oggi, il tasso di perdita della biodiversità è fino a mille volte superiore al tasso storico di estinzione. Il rapporto prevede che, senza un cambiamento di tendenza, al ritmo attuale, si arriverà ad un punto di non ritorno con un danno irreversibile e irreparabile della capacità del pianeta di continuare a sostenere la vita sulla Terra. Il rapporto avverte che lo stato della biodiversità per il prossimo milione di anni sarà determinato dalla azione o inazione, di una sola specie, noi esseri umani, nei prossimi decenni.
Djoghlaf Ahmed ha poi citato le parole del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, ricordando che agire come al solito non è più un’opzione per l’umanità, e di Albert Einstein: l’approccio che ha creato un problema non può essere utilizzato per risolverlo.
Abbiamo bisogno di un approccio nuovo, abbiamo bisogno di vivere a contatto ed in armonia con la natura in futuro. Per farlo siamo tenuti ad adottare il Piano Strategico di Aichi-Nagoya per il prossimo decennio in prospettiva 2050. Questo non è un altro piano, sarà, come indicato il mese scorso dallo storico vertice di New York sulla biodiversità, un quadro generale e coordinato a livello globale sulla biodiversità.
Singolarmente siamo una goccia. Insieme, siamo un oceano, ha detto Ryunosuke Satoro. La nuova visione della biodiversità del XXI secolo richiede un pieno impegno di tutte le parti senza alcuna eccezione, tra cui la business community.
A maggio di quest’anno a Nairobi, ho appreso da San Mizuno la storia degli origami: in Giappone, esiste un modo tradizionale per affrontare l’ansia. Nel corso della vita, le persone possono sperimentare un insopportabile senso di paura o un senso acuto di ansia. In questa situazione di ansia e di impotenza, i giapponesi hanno creato questo oggetto, gli origami di carta che rappresentano animali o piante. Per il fine specifico di rappresentare un forte auspicio, abbiamo realizzato origami di gru, uccelli bianchi che possano elevare al cielo questo sentimento. In ogni foglio piegato a forma di gru, mettiamo la nostra volontà nella carta, e quando il numero di gru arriverà a a mille, il desiderio verrà realizzato.
L’uso di origami come logo per la COP 10 traduce la nostra ferma intenzione di materializzare il desiderio del recupero della sicurezza di questo pianeta.
[Fonte: CBD]
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