Il Sudan negli ultimi tempi è al centro delle attenzioni di tutto il mondo per via del referendum secessionista tra Nord e Sud del Paese. Ma qualsiasi siano i risvolti politici di quest’azione, una cosa non cambierà tanto in fretta: la carenza di acqua. La siccità è una delle tante cause, ma forse la più importante, che hanno portato l’area ad essere una delle più povere del pianeta.
Ora il Comitato internazionale della Croce Rossa si è messo al lavoro su un progetto che attenuerà il problema, iniziando per adesso solo in una città, Akobo, nella speranza che l’esperimento venga replicato nelle altre regioni in caso di successo: le pompe per l’acqua ad energia solare.
Akobo si trova nel Sud-Est del Sudan, vicino al confine con l’Etiopia, ed attualmente è sede temporanea di migliaia di persone fuggite alle violenze che si sono susseguite nella regione dal 2009. Più di 55.000 persone non hanno abbastanza acqua per vivere, ciò significa che sono disponibili meno di due litri di acqua pulita al giorno a testa, lo stretto indispensabile per sopravvivere. Un portavoce della Croce Rossa ha spiegato il progetto:
Una potente pompa estrae acqua da decine di metri sotto il suolo e la trasferisce ai serbatoi sopraelevati. Grazie all’effetto della gravità, l’acqua scorre dai serbatoi alle tubature di punti pubblici di distribuzione dell’acqua nella città. Tali pompe hanno bisogno di elettricità, e le strutture per sostenerle hanno un totale di 420 pannelli solari, con i componenti del sistema che attualmente stanno arrivando dalla Germania. Ci aspettiamo che il progetto possa essere completato nel primo trimestre del 2011.
Una volta in funzione, secondo l’ONG, il progetto sarà in grado di fornire 10 litri di acqua al giorno disponibile per chiunque, oltre a fornire acqua ad una scuola, un ospedale, alcuni nuovi edifici amministrativi, e punti di distribuzione per il bestiame. È importante sottolineare che il progetto servirà anche per istruire le autorità ad utilizzare il sistema solare di pompaggio dell’acqua.
La Croce Rossa ha avuto esperienze positive con progetti analoghi in Eritrea, e prevede di arricchire la tecnologia in Kenya ed in altri posti dell’Africa. Questo certamente non è il primo progetto che prevede lo sfruttamento dell’energia solare nelle regioni aride, ma è sicuramente un importante passo in avanti, e si spera non l’ultimo.
[Fonte: Treehugger]
Desmond 1 Marzo 2017 il 2:12 am
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