A quanto pare usare la parola emergenza vicino a rifiuti non ha più alcun senso. Quello dello smaltimento dei rifiuti per il nostro Paese, in particolare per il Sud, usato come discarica da tutte le altre regioni, non è un più un caso isolato che scoppia a Napoli piuttosto che a Catania, e che in pochi giorni, settimane, anche uno o due mesi viene risolto, come dovrebbe essere per le vere “emergenze”, quelle per cui i governi si mobilitano e stanziano fondi per uscirne il più velocemente possibile. Quello dei rifiuti è un vero e proprio cancro, che non basta risolvere al pronto soccorso, ma per il quale occorre una lunga degenza e se necessario ripetuti inteventi per evitare che si riformi.
Oggi un rapporto di Legambiente parla di clamoroso ritardo impiantistico del Sud, che tradotto significa che nelle regioni meridionali del nostro Paese la maggior parte della spazzatura va a finire ancora nelle discariche, ad accumularsi e ad imputridirsi, che siano abusive, legalizzate, pseudolegalizzate, improvvisate, sempre di cumuli di detriti stiamo parlando. A finire nella grande pattumiera del Sud è ben il 54% dei rifiuti.
In Sicilia pare che la discarica sia ancora l’unico metodo per liberarsi dei rifiuti, se consideriamo che vi finisce ben il 94% dell’immondizia totale prodotta sull’isola. In cattive acque navigano anche la regione Puglia, la Campania, la Calabria e il Lazio, per le quali negli ultimi quindici anni si è rivelato necessario il commissariamento, per un totale di spesa pubblica pari a 1,8 miliardi di euro.
Dal 2000 al 2006 la produzione dei rifiuti urbani ha subito un incremento notevole, pari al 12%. Male anche la situazione registrata per le scorie tossiche, sempre più smaltite illegalmente. I rifiuti speciali hanno generato un vero business. Pensate che nel solo 2005 sono stati smaltiti in maniera illecita 19,7 milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi, che hanno fruttato un giro d’affari di 4,5 miliardi di euro annui. Più che di uno stato di emergenza qui stiamo parlando di uno Stato d’emergenza…