Il 2011 si apre all’insegna del caos generato dal Milleproroghe che non contiene traccia alcuna del decreto attuativo della legge 296 relativa alla messa al bando dei sacchetti di plastica nel nostro Paese. Per il senatore Francesco Ferrante, per far entrare in vigore il provvedimento non occorre decreto attuativo.
Dal canto suo la Unionplast, l’associazione di riferimento per i produttori di manufatti in plastica, dà voce, nelle parole del direttore Enrico Chialchia, alle proprie perplessità:
Il 1 gennaio 2011 non entrerà in vigore nessun decreto, per il semplice fatto che il Consiglio dei Ministri non ha adottato nessun provvedimento attuativo. Ad oggi la situazione è questa: nulla è cambiato rispetto alle disposizioni della legge 296 del 2006, che imponeva come data limite per la commercializzazione dei sacchetti il 1° gennaio 2010 (successivamente prorogato di un anno), che non è mai stata attuata proprio perché i decreti attuativi non sono stati emanati. A questo proposito ricordo anche che la 296 non prevedeva nessun regime sanzionatorio, dunque non si capisce nemmeno sulla base di quali disposizioni dovrebbero essere inflitte le multe.
Inopinabile, perché se è vero che non compaiono ulteriori proroghe all’entrata in vigore del divieto è pur vero che non si ode risuonare da nessun angolo d’Italia, organo, ente o istituzione competente che sia, in cosa consisteranno e se ci saranno multe, sanzioni, chi avrà il compito di rilevare le infrazioni, chi di stabilire se le buste usate sono tra quelle consentite, o fanno parte di quelle famose scorte che possono ancora essere usate dai commercianti. Commercianti che non potranno più acquistarne dai produttori ma resta l’incertezza su cosa si intenda per biodegradabile: a conti fatti, fanno notare da più parti, anche le buste di plastica sono biodegradabili pur impiegando decine di anni a decomporsi.
E poi, chi di noi non le hai mai riutilizzate, almeno una volta, per riporre la spazzatura? Il rischio è che si vada a compensare la mancanza degli shoppers resistenti riusati per l’immondizia (e non solo), acquistando i sacchi neri appositi per i rifiuti. Ma anche in questo caso, si potrebbe sopperire con i sacchi biodegradabili e trasparenti, per consentire agli operatori della nettezza urbana di vedere con chiarezza il contenuto, come è giusto che sia.
Ad ogni modo, caos legislativo a parte, sarebbe più sensato, piuttosto che passare da un materiale all’altro, dalla plastica alla bioplastica, sacchetti che sono fragilissimi e si rompono immediatamente, dotarsi invece della sporta o di un trolley per la spesa, entrambi resistenti, pratici, riutilizzabili ed economici. Senza aspettare multe e divieti più o meno effettivi.
[Fonti: Ilfattoquotidiano; Ilsole24ore]
marco appiotti 7 Gennaio 2011 il 12:58 pm
Regalare ai nostri clienti ed amici una borsina in cotone la cui grafica celebra l’entrata in vigore del divieto è il nostro piccolo contributo.
Se volete vederla: http://www.ecopiteco.it
marco
merdischiola 8 Gennaio 2011 il 2:30 pm
Sono anni, oramai, che ho sempre in tasca una sporta di tela, qualche anno fa ho comprato a 50 centesimi una busta della yves rocher scusate la pubblicità ma quando uno se lo merita ben venga, a mio parere!
Questa busta di tela, riutilizzabile, abbastanza resistente e lavabile, è anche richiudibile a “pallotta” e può essere messa in una borsetta (o in tasca, come nel mio caso).