Gli squali sono senza dubbio tra le vittime principali delle pratiche di pesca insostenibile a livello mondiale. Per rallentare il sovrasfruttamento della specie, oltre 100 Governi hanno adottato un piano 10 anni fa, presso la Food and Agriculture Organization (FAO) delle Nazioni Unite, per realizzare un piano d’azione nazionale per la pesca sostenibile degli squali.
Tuttavia, secondo il Pew Environment Group, solo 13 dei 20 Paesi che catturano gli squali hanno sviluppato un piano nazionale, e sembra che non siano nemmeno tanto disposti a seguirlo. Senza l’appoggio delle nazioni che più cacciano questi animali, gli squali pare non abbiano grosse possibilità di sopravvivere.
Secondo il Pew,
Con il 30% di tutte le specie di squali ora minacciate o vicine all’estinzione, ci sono poche prove che il piano abbia contribuito in modo significativo alla migliore conservazione e gestione di questi animali.
Come predatori all’apice della catena alimentare marina, gli squali sono lenti a maturare e a riprodursi, il che significa che le specie non possono recuperare rapidamente dopo le grandi catture del passato. Dato che molto spesso non sono catturati volontariamente, ma a causa della pesca a strascico o con altri metodi illegali o non sostenibili, il loro numero continua a calare. Tuttavia, la loro presenza è essenziale per mantenere in salute i vari ecosistemi marini.
L’Huffington Post spiega che
I gruppi [The Traffic e Pew Environment Group] hanno esortato i Governi, nel corso della riunione della FAO, a chiedere la settimana successiva all’agenzia delle Nazioni Unite di completare un esame approfondito per stabilire quali Paesi hanno rispettato i loro impegni nella pesca, e quali non l’hanno fatto.
Il Pew ha rilasciato un rapporto intitolato Il futuro degli squali: Una rassegna di azione e inazione che mostra i dati dei 20 Paesi maggiori cacciatori di squali, per stabilire se hanno mantenuto le promesse. Ne è risultato così che i primi 20 Paesi cacciatori sono responsabili della morte di oltre 640.000 tonnellate di squali all’anno, quasi l’80% del totale delle catture a livello mondiale. I primi 10 Paesi sono, nell’ordine: Indonesia, India, Spagna, Taiwan, Argentina, Messico, Pakistan, Stati Uniti, Giappone e Malesia. Senza un intervento serio da parte delle nazioni responsabili, conclude il documento, i principali predatori dell’oceano, che mantenengono stabili gli ecosistemi, spariranno.
[Fonte: Treehugger]
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