Parliamo di spiagge con divieto per cani grazie alle interessanti indicazioni fornite dall’associazione Earth, che spiega come riconoscere i divieti illegali, ovvero i cartelli che in realtà non sono regolamentari, quindi non validi.
L’estate è arrivata e per tutti gli italiani che andranno in vacanza con i propri cani sorge il problema di evitare le spiagge con divieto per i compagni a quattro zampe. Attenzione però, perché come ricorda bene l’associazione Earth, alcuni segnali di divieto non sono regolari. Non sono legali, in sostanza non sono validi e non possono quindi rappresentare un vero divieto per i cani in spiaggia. Ma il problema è, come si starà immaginando, come fare a capire se un cartello è vero e valido oppure no.
Earth consiglia di controllare con attenzione tali cartelli, poiché, affinché questi siano validi
occorre che i comuni emettano un’ordinanza che preveda il divieto motivato, l’estensione oraria del divieto e che l’ ordinanza sia firmata dal sindaco, da un ‘assessore delegato o dal comandante dei vigili urbani, e pubblicata sugli albi pretori dei singoli comuni.
In conseguenza di ciò, se parte delle indicazioni sopra riferite risultano mancanti, l’ordinanza stessa non è valida. E se ci si reca in spiaggia e sul divieto per cani in questione manca, sul retro, il numero dell’ordinanza comunale e la data di scadenza dell’ordinanza stessa, allora il divieto in questione non si può ritenere valido. Valentina Coppola, presidente di Earth, spiega:
Se vi viene chiesto di allontanarvi dalla spiaggia col vostro cane assicuratevi che si abbia titolo di farlo, altrimenti ogni eventuale multa è impugnabile davanti al giudice di pace e quindi contestabile senza essere preventivamente pagata.
Tutto ciò sempre ricordando ai proprietari che è bene che gli animali non sporchino né spaventino o disturbino gli altri cittadini sulla spiaggia, e che è bene che i cani non stiano troppo al sole perché come è noto per loro i colpi di sole possono essere fatali o comunque causar loro gravissimi danni.
Photo credits | Randy Robertson su Flickr
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