Più di 10 mila specie invasive si sono diffuse in Europa. Chiamate anche specie aliene, mettono in pericolo la biodiversità, l’economia e, direttamente o indirettamente, anche la nostra stessa salute. Il termine specie aliene non deriva dal fatto che provengono da Marte o da un altro pianeta, ma semplicemente che non sono autoctone, cioè non fanno parte della flora e fauna locale, e non avendo le loro controparti biologiche che ne tengono sotto controllo la proliferazione, si diffondono in modo imprevedibile.
Queste specie vengono introdotte nel Vecchio Continente per lo più in modo inconsapevole, ma dopo decenni di questa attività, ora risulta che c’è un pericolo grave per la nostra biodiversità. La relazione The impacts of invasive alien species in Europe è stata realizata dall’Agenzia Europea per l’Ambiente, ed è stata affiancata ad una seconda relazione, intitolata Invasive alien species indicators in Europe, che propone una metodologia per risolvere tale problema.
Secondo i due report, le specie invasive più comuni riguardano l’orticoltura, seguite da agricoltura, caccia, pesca, o utilizzo di specie esotiche come animali domestici. Alla base di questa diffusione ci sono due fattori involontari: il trasporto sulle navi commerciali (come nel caso delle cozze zebra che rimangono attaccate alle chiglie), o i cambiamenti climatici.
In molte aree, gli ecosistemi sono indeboliti dall’inquinamento, i cambiamenti climatici e la frammentazione. Le invasioni di specie aliene mettono una crescente pressione sul mondo naturale, e sono estremamente difficili da invertire
ha spiegato il direttore esecutivo dell’EEA Jacqueline McGlade, la quale ha aggiunto che un terzo delle specie europee a rischio estinzione (quindi circa un centinaio) potrebbero sparire proprio a causa delle specie invasive. Per questo chiede di avviare una politica comunitaria sulla tutela della biodiversità da avviare entro il 2020.
Ma se per la biodiversità il problema è l’estinzione di alcune specie, e potrebbe non interessare ad alcune persone, forse questi stessi scettici potrebbero essere convinti da un altro fattore: le malattie. Le specie invasive infatti potrebbero far proliferare in Europa (e soprattutto in Italia vista la vicinanza con l’Africa) malattie che pensavamo ormai sconfitte come la malaria, la febbre gialla e la chikungunya, ma anche allergie, ripercussioni sulla produzione di cibo come il miele e problemi nel sistema di funzionamento degli scarichi e dei sistemi di raffreddamento per quelle industrie collegate al mare. Il costo stimato delle specie invasive in Europa è di 12 miliardi all’anno, e se non si fa qualcosa questa cifre potrebbe salire molto in fretta in futuro.
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