Si chiama Daphnia middendorffiana ed è una specie di crostaceo d’acqua dolce molto rara, di piccole dimensioni, che ha il suo habitat nella tundra artica, alle latitudini più estreme. Numerosi esemplari sono stati però ritrovati di recente nei laghi alpini del Parco Nazionale del Gran Paradiso, nel corso delle ricerche avviate dal Parco, in collaborazione con un’équipe di ricercatori dell”Università di Pavia, relative agli effetti di una specie invasiva, il salmerino, sugli ecosistemi lacustri del Nivolet, dei laghi Trebecchi e del lago Lillet. Studi che rientrano nei finanziamenti europei della ricerca internazionale ACQWA (Assessing Climate Impacts on the Quantity and quality of Water – Valutazione dell’impatto dei cambiamenti climatici su quantità e qualità dell’acqua).
La scoperta, che si deve al dottorando dell’Università di Pavia Rocco Tiberti, ha dello straordinario ed è stata pubblicata nell’ultimo volume della rivista scientifica internazionale Journal of Limnology. Come ci spiega lo stesso Tiberti, non si sa come queste dafnie siano approdate nel Parco Nazionale del Gran Paradiso:
E’ una storia complicata che probabilmente si perde nei cicli millenari delle glaciazioni, ma alcune recenti tecniche molecolari potrebbero decifrare le informazioni contenute nel DNA della Daphnia middendorffiana e ricostruire le tappe di questo viaggio incredibile. Alcuni campioni sono già stati processati e, incrociando le dita, presto avremo qualche anteprima.
Malgrado misuri appena tre millimetri e mezzo, pensate che la Daphnia middendorffiana, nelle comunità zooplanctoniche del Parco, è la più grande delle specie presenti. Purtroppo il pesce salmerino, originario del Nord America, preda i crostacei e nei laghi in cui negli anni Sessanta è stato introdotta questa specie invasiva non c’è infatti traccia della Daphnia.
Abbiamo parlato spesso su queste pagine delle invasioni delle specie aliene nei nostri mari, nei nostri boschi, di quanti danni provochi la presenza di animali e piante che non trovano in Italia i loro antagonisti biologici e dunque proliferano senza alcun controllo. Degli effetti devastanti delle specie esotiche parla anche Achaz von Hardenberg, biologo del Parco Nazionale Gran Paradiso, in relazione alla distruzione degli ecosistemi lacustri:
L’introduzione delle specie esotiche è una delle principali minacce alla biodiversità a livello mondiale e per questa ragione fin dal 2006 il Parco si è impegnato per studiare gli effetti dell’introduzione del salmerino nei laghi del Parco. I laghi d’alta quota del Gran Paradiso, tutti di origine glaciale, senza le introduzioni fatte dall’uomo nei tempi passati, sarebbero completamente liberi da pesci e dai loro effetti devastanti sulla biodiversità autoctona. La scoperta di questo crostaceo in laghi ancora integri, è un’ulteriore conferma della necessità di tutelare questi delicati ecosistemi d’alta quota e di prospettare azioni di conservazione che limitino l’impatto delle specie introdotte.