Da quando è scoppiato il caso Ilva stanno venendo a galla tutte le irregolarità delle aziende italiane. Fabbriche che per anni hanno fatto quello che volevano, in barba alle leggi ambientali spesso inesistenti o inconsistenti, ma che ora che la coscienza comune sta cambiando ne pagano il prezzo. Questa è la volta della Solvay, multinazionale della chimica, la cui sede toscana rischia di chiudere se non prende immediatamente provvedimenti.
A sollevare il caso è stata la Procura di Livorno che ha notato come l’azienda, con sede a Rosignano, scaricava abusivamente in mare i suoi scarti. Per la precisione vengono contestati all’azienda 4 scarichi non dichiarati all’Arpat (ne sono noti solo 2) ed una procedura che servirebbe per aggirare i controlli e dunque nascondere eventuali irregolarità. I sospetti in città c’erano da tempo in quanto il colorito bianco delle spiagge che si affacciavano sulla fabbrica aveva fatto riflettere le amministrazioni, tanto che da qualche anno vige il divieto di balneazione in un’area di mezzo chilometro.
Per un po’ di tempo la popolazione aveva accettato questo scarichi perché si diceva si trattasse soltanto di carbonato di calcio, in pratica il comune calcare che di certo non fa male se viene a contatto con la pelle. Ma la realtà è che si trattava di sostanze ben più pericolose le quali però venivano diluite e quindi era difficile notarle durante i controlli. Si parla ad esempio di ammoniaca, anche se potrebbero esserci anche altre sostanze pericolose come arsenico, cadmio e piombo, più 500 tonnellate di mercurio denunciate da Legambiente.
A differenza dell’Ilva però, questa volta l’azienda non ha tentato di portare la vicenda per le lunghe, minacciando di licenziare migliaia di operai. Questa volta ha ammesso i suoi sbagli ed ha deciso per il patteggiamento. La risposta del giudice è stata che ora la Solvay è costretta ad effettuare lavori di ammodernamento per 10 milioni di euro in 2 anni, oppure rischia la chiusura.
[Fonte: il Fatto Quotidiano]
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