Smog

di Redazione 5

Smog

Lo smog, dall’unione dei termini inglesi smoke (fumo) e fog (nebbia) indica una forma di inquinamento atmosferico. La parola viene coniata nei primi anni del secolo scorso, in occasione di un convegno sulla salute dei cittadini (1905). Stava ad indicare un particolare fenomeno atmosferico, oggi invece lo smog è una forma di inquinamento che si manifesta con nebbia e foschia negli strati più bassi dell’atmosfera, e con specifiche condizioni atmosferiche, quali l’assenza di vento e le inversioni termiche nelle basse quote.

Lo smog di cui si parlava nel secolo scorso, lo smog di tipo tradizionale, rappresentava invece la coltre di nebbia che si diffondeva nelle città industriali, a cominciare da Londra, dove i fumi emessi dalla combustione del carbone, ricchi di zolfo, si combinavano con l’acqua atmosferica formando uno strato di nebbia composta da acido solforoso e acido solforico, irritante per gli occhi e per le vie respiratorie, ma anche dannoso per gli ecosistemi acquatici e per le piante. Inoltre la forte acidità dello smog di Londra, anche detto smog invernale perché si manifesta in uno specifico periodo dell’anno, corrodeva edifici e monumenti.

Ai nostri giorni l’uso ridotto del carbone, quasi del tutto scomparso in Italia, ha eliminato anche questa forma di smog, sostituito però da altre forme di inquinamento atmosferico, derivato dalla combustione del gasolio e di altri combustibili. Lo smog invernale rimane tuttavia causa di decesso a causa del contenuto di biossido di zolfo (SO2). L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha accertato che l’esposizione allo smog invernale, con una concentrazione media nell’arco delle 24 ore di 500 di µg/m³(microgrammi al metro cubo) di SO2 combinata con 500 µg/m³ di smog, porta ad un incremento della mortalità. Lo smog inoltre contribuisce ad aumentare l’effetto serra e la concentrazione di anidride carbonica e gas serra, e anidride solforosa, ed è quindi responsabile dei cambiamenti climatici.

Un’altra forma di inquinamento atmosferico è lo smog fotochimico che indica un insieme di processi in cui sono coinvolti gli ossidi di azoto (NOx), l’ozono (O3) e i composti organici volatili (VOC). Attraverso i raggi solari ultravioletti queste particelle danno vita a complesse reazioni fotochimiche. Se lo smog fotochimico si manifesta in modo di un poco diverso dallo smog tradizionale, con una foschia di colore griogio-marrone leggera, gli effetti sulla salute e sull’ecosistema sono i medesimi: irritazione delle congiuntive e degli occhi, disturbi alle vie respiratorie, riduzione della produttività delle colture perché l’ozono, il biossido di zolfo e altre sostanze inquinanti distruggono la clorofilla delle piante, rapido deterioramento dei materiali. Questo tipo di inquinamento atmosferico è anche detto smog estivo perché si manifesta in climi caldi e asciutti, o smog di Los Angeles perché si manifestò per la prima volta nella città californiana nel 1940. Gli effetti dello smog fotochimico sul nostro organismo non sono ancora del tutto chiari, anche se si sta rafforzando la tesi secondo cui la lunga esposizione può portare ad un invecchiamento precoce del tessuto polmonare e a conseguenti danni alle vie respiratorie.

Per approfondire:

[Fonti: Wikipedia; Non solo aria]

[Foto: dallapartedichiguida; padraic7.z1space; creativecitizen]

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