Il vicesindaco di Milano, Riccardo De Corato, lamentava appena pochi giorni fa una cappa di smog mediatico e di allarmismo sul capoluogo lombardo, a dispetto della semi-indifferenza che avvolgeva altre città, ben più inquinate, vedi Torino, e che facevano ancora meno per porre un freno all’inquinamento atmosferico. E oggi parliamo proprio del capoluogo piemontese che ha deciso, dopo le remore avanzate da numerosi Comuni della Provincia, per il blocco del traffico domenica 20 febbraio. L’assessore all’Ambiente, Roberto Tricarico, fa sapere che la città era pronta allo stop già questa domenica
tuttavia, siccome sono emerse da parte di alcuni Comuni della Cintura criticità organizzative per il 13 febbraio e una maggiore adesione attorno alla data del 20, abbiamo deciso di adeguarci al fine di rendere più efficace l’iniziativa.
La decisione è arrivata ieri al termine di un incontro in Provincia con le altre città dell’area metropolitana. Appena qualche giorno fa, esattamente il 7 febbraio scorso, il Consiglio Comunale aveva approvato, con 24 voti favorevoli, 3 astenuti, e nessun contrario, il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS), strategico per ridurre le emissioni di gas serra e delle sostanze inquinanti ma anche gli incidenti stradali, con uno sguardo proiettato verso i prossimi 10-15 anni.
La mission che si propone è ridurre la congestione e migliorare l’accessibilità urbana, riequilibrando la domanda di trasporto tra collettivo e individuale, ma qualcuno mormora si tratti più che altro di un modo per fare cassa costruendo nuovi parcheggi in centro. Il PUMS si articola in sette linee di indirizzo:
garantire e migliorare l’accessibilità del territorio; garantire e migliorare l’accessibilità delle persone; migliorare la qualità dell’aria e dell’ambiente urbano; aumentare l’efficacia del trasporto pubblico; garantire efficienza e sicurezza al sistema della viabilità e dei trasporti; governare la mobilità attraverso tecnologie innovative e l’infomobilità; definire il sistema di governo del Piano, con il coinvolgimento partecipativo delle comunità locali, divulgando le scelte effettuate con campagne di informazione e monitorando il processo di attuazione del PUMS.
Un piano che ha suscitato, a dire il vero, le riserve di gran parte delle parti politiche chiamate ad esprimersi. Per Mario Brescia della Lega Nord presterebbe poco attenzione a ciclisti e pedoni.
Maria Teresa Silvestrini (Rifondazione Comunista) si mostra scettica sul taglio di alcune linee di trasporto pubblico e percorsi notturni nonché sulla riduzione del personale viaggiante che certo non vanno
nella direzione di favorire il mezzo pubblico rispetto all’uso dell’auto e della diminuzione dell’inquinamento atmosferico. Anche il progetto di passante ferroviario non è convincente.
Marco Grimaldi di Sinistra Ecologia e Libertà chiede un’evoluzione rispetto alle nuove esigenze di mobilità che passi per le bici ed il metrò:
In certi borghi della città, ad esempio, è importante che le biciclette possano convivere con gli altri mezzi di trasporto, quindi è importante l’estensione della Zona 30.
Giuseppe Lonero (La Destra) chiede una riduzione dei biglietti del trasporto pubblico per incentivare concretamente all’abbandono del mezzo privato, oltre che più piste ciclabili.
Critico anche il PDL, nelle parole del consigliere Ferdinando Ventriglia che definisce il PUMS
un documento velleitario, pretestuoso e politicamente irrilevante.
Soddisfatto è invece il PD. Spiega Salvatore Cutuli (PD-L’Ulivo) che
Questo Piano è una traccia importante e di prospettiva per i prossimi anni. Scelte, condivise anche da un’opposizione responsabile, che porteranno, ad esempio, la linea 1 della Metro ad arrivare al Lingotto entro marzo o alla creazione di ulteriori piste ciclabili. Torino si è trasformata negli anni da città prevalentemente industriale in città, anche di servizi.
Ai torinesi l’ardua sentenza…
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