Nelle città inquinate si è più esposti al rischio di ictus ed infarto. E’ quanto ha stabilito un recento studio condotto da un’équipe composta da esperti dell’Harvard School of Public Health, del Policlinico di Milano e del centro trombosi della Fondazione ospedale Maggiore.
La ricerca, pubblicata sugli Archives of Internal Medicine, mette sul banco degli imputati le polveri sottili, suscettibili di provocare un’infiammazione delle cellule immunitarie delle vie aeree e addirittura di provocare modifiche nel DNA, con conseguenze devastanti per la salute.
Come spiega il dottor Pier Mannuccio Mannucci, professore ordinario di medicina interna all’Università di Milano:
Le cosiddette polveri sottili attivano in senso infiammatorio le cellule immunitarie presenti nelle vie aeree, in particolare i macrofagi alveolari. Queste cellule residenti nei bronchi e nei polmoni, contaminate dalle polveri, cominciano a produrre grandi quantità di 6 citochine, che innescano una generale reazione infiammatoria, la quale può manifestarsi sotto forma di asma o allergia respiratoria, ma può anche dare origine a un evento trombotico, a causa degli effetti pro-coagulanti del mediatore stesso.
I dati analizzati hanno riguardato un campione di 2000 persone, residenti in Lombardia con risultati a dir poco allarmanti: per ogni incremento di 10 microgrammi di PM10 per metro cubo d’aria, si registra un aumento del 70% del rischio di trombosi. Gli effetti degli inquinanti atmosferici si palesano già dopo una settimana trascorsa in una città particolarmente inquinata.
Finora la ricerca si era concentrata principalmente sui danni dell’inquinamento atmosferico alle vie respiratorie, trovando associazioni tra l’aumentato numero dei casi di asma e reazioni allergiche e l’incremento delle polveri sottili nell’aria. Alcuni studi avevano ipotizzato un aumento dei picchi di asma vicino alle autostrade, così come un maggior rischio di ipertensione per chi viveva in quartieri inquinati. Ma l’effetto dello smog sulla salute va ben oltre, come dimostra questo studio e come ci spiega lo stesso Andrea Baccarelli, responsabile del Centro di epidemiologia molecolare del Policlinico di Milano, coordinatore della ricerca:
Gli effetti dell’inquinamento atmosferico non si fermano all’apparato respiratorio ma coinvolgono molti altri distretti dell’organismo, tra cui il sistema cardiocircolatorio.
Un motivo in più per iniziare a prendere meno l’auto, utilizzando maggiormente i mezzi pubblici, ricorrendo a car-sharing e bike-sharing o per lo meno optando per un veicolo ecologico.
[Fonte: Medicinalive]
Elana 1 Marzo 2017 il 2:54 am
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