Lo smog deturpa i monumenti nelle grandi città, abbassa la qualità della vita della popolazione, mette a rischio di malattie respiratorie i bambini, rende la vita difficile agli anziani ed ai malati cronici. Ma c’è di più. Ci sono particolari sostanze inquinanti che sono contenute in oggetti di uso quotidiano e che sommate all’inquinamento da polveri sottili mettono a rischio la capacità riproduttiva dell’uomo. Parliamo di interferenti endocrini ovvero quelle particelle capaci di minare gli equilibri degli ormoni sessuali umani, compromettendo la fertilità di uomini e donne, specialmente se vivono nelle aree urbane densamente popolate e più inquinate. A parlarne è un recente studio condotto dai ricercatori dell’ISS, l’Istituto Superiore di Sanità, l’Università di Siena e la Sapienza di Roma, in collaborazione con il WWF.
Dal progetto di ricerca, denominato Previeni, è emerso che alcune sostanze, come perfluorati, ftalati e bisfenolo incidono negativamente sulla fertilità e sono capaci di passare dalla mamma al feto in gravidanza, anche attraverso la placenta. Come ha spiegato una delle autrici dello studio, Cristiana Guerranti, afferente all’Università di Siena:
Abbiamo scelto coppie di persone che abitano nell’area urbana di Roma, coppie abitanti a Ferrara, una città medio piccola con una buona qualità ambientale, e coppie abitanti a Sora, un piccolo centro agricolo del basso Lazio. Tutte queste persone risultano esposte in maniera prolungata e continua ad una miscela di interferenti endocrini. Ma la popolazione del grande centro urbano è molto più esposta: le persone affette da infertilità o da specifiche patologie riproduttive presentano livelli più alti di inquinanti nel proprio sangue.
Ma c’è di più, come anticipavamo la placenta non è più una barriera inviolabile per lo smog:
Le analisi sul sangue di cordone ombelicale di coppie madre-neonato, dopo una gravidanza sana e priva di problemi, indicano un trasferimento di alcuni interferenti endocrini dalla madre al feto; queste sostanze potrebbero indurre alterazioni come l’infertilità nella vita adulta non visibili al momento della nascita. E’ quindi molto importante che i risultati del progetto di ricerca ”Previeni” vengano utilizzati per azioni di prevenzione, quali, ad esempio, campagne di informazione al cittadino sugli stili di vita che proteggono se stessi, i propri figli e l’ambiente, o la regolamentazione degli interferenti endocrini non ancora normati e l’implementazione dei controlli sulle filiere alimentari.
[Fonte: Adnkronos]
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