Il sistema mondiale di carbon trading, che teoricamente dovrebbe servire per facilitare l’accesso dei Paesi poveri alle tecnologie pulite, è miseramente fallito. Come spiegato nell’ultimo rapporto delle Nazioni Unite, il sistema è collassato su se stesso, rendendo incerto il futuro del programma. Il motivo è da ricercare nella scarsa solidità dei Governi ai quali l’Onu ha dato fiducia, elargendo miliardi di dollari in progetti per parchi eolici e taglio delle emissioni, i quali non hanno potuto mantenere gli obiettivi prefissati.
Il mercato del carbonio è profondamente debole, e il CDM (meccanismo di sviluppo pulito, ndr) è sostanzialmente crollato. E’ estremamente preoccupante che i governi non lo stiano prendendo sul serio
ha dichiarato Joan MacNaughton, vice presidente del panel che doveva monitorare la situazione. L’obiettivo era di fornire le infrastrutture verdi ai Paesi in via di sviluppo per poter poi attirare gli investimenti e sviluppare un’economia pulita. Purtroppo i Governi di queste nazioni, si sa, sono molto instabili ed inclini alla corruzione. Per questo gli sforzi non sono serviti a migliorare le condizioni economiche ed in pratica è come se si fossero gettati miliardi di dollari dalla finestra.
Ora si tenterà di trovare una soluzione riunendo i rappresentanti dei Governi in Qatar nel prossimo dicembre per discutere di cambiamento climatico, ma sono in pochi quelli che propendono per accettare un taglio sostanziale delle emissioni al 2020. Anzi, in molti sostengono la necessità di cominciare una politica di tagli dopo il 2020, e non entro quell’anno.
Il sistema del carbon trading, che si basava sui diritti ad emettere dei grandi Paesi che li acquistavano da quelli poveri che mantenevano le emissioni al di sotto della soglia consentita, era stato deciso nel 1997 in occasione del Protocollo di Kyoto, ma è entrato in vigore solo nel 2005. Da allora e fino ad oggi si calcola che circa un miliardo di crediti sono stati emessi, ma considerando che i più grandi emettitori mondiali (Stati Uniti e Cina) non vi hanno aderito, alla fine gli sforzi di tutti gli altri Paesi si sono rivelati vani. Il rischio ora è che i detrattori di questa regola di mercato prendano il sopravvento e la eliminino definitivamente, ritornando al vecchio modo di inquinare senza regole che ci ha portati al punto in cui siamo oggi.
[Fonte: the Guardian]
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