Il governatore della Sicilia Crocetta, che da quando si è insediato ha dato dimostrazione di saper mettere in pratica delle ottime politiche ambientali, ha però lasciato correre sin troppo sulla vicenda delle cosiddette “trivelle facili”. Molte compagnie petrolifere hanno messo gli occhi sul mare intorno all’isola, e così finora soltanto il lavoro di molte associazioni ambientaliste è riuscito a limitarle. Ma con le loro sole forze non ce la possono fare, e così oggi Greenpeace compie il grande passo e chiede aiuto direttamente all’amministrazione della Regione.
Non c’e più tempo da perdere: il mare e le coste siciliane sono letteralmente sotto l’assalto dei petrolieri, favoriti da un governo centrale che punta tutto sul petrolio. È ora che il governatore Crocetta scelga con decisione da che parte vuole stare portando avanti azioni concrete contro le trivellazioni in mare.
Queste le parole di Giorgia Monti, responsabile della campagna mare di Greenpeace Italia, la quale chiede di avviare un “Piano Blu per la Sicilia” da realizzare con l’aiuto di tutti: associazioni, Governo della Regione e cittadini. Il fine ultimo è di tutelare le risorse del mare e le economie che da esso dipendono, dai pericoli che una trivellazione selvaggia comporta. Tra i provvedimenti che l’associazione ambientalista chiede ci sono, prima di tutto, una presa di posizione netta della Regione contro le trivellazioni in mare, dopodiché si chiedono rilevazioni scientifiche contro le ricerche petrolifere, una tassazione superiore per chi compie questo genere di operazioni, un piano regionale di sviluppo delle rinnovabili, l’istituzione di una Zona di Protezione Ecologica nel Canale di Sicilia e lo sviluppo di politiche in favore di turismo, pesca e delle altre economie che dipendono dal mare.
Il pericolo, dicono da Greenpeace, è che alcune concessioni troppo vicine alla costa la distruggano letteralmente, mandando all’aria un patrimonio ambientale unico e la sussistenza economica di migliaia di famiglie. L’ultima richiesta al presidente Crocetta è di un mese fa, ma ancora non ci sono state risposte. Per questo le manifestazioni continueranno e la vicenda è diventata di dominio pubblico.
Foto: Wikipedia
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