Oltre un terzo della popolazione mondiale vive in aree in cui la domanda di acqua dolce fa fatica ad essere soddisfatta. Entro il 2025, questo numero sarà quasi il doppio. Alcuni Paesi hanno risolto il problema sfruttando fonti naturali di acqua dolce, ma in molti casi la siccità, l’inquinamento o altri problemi, come ad esempio la crisi idrica del fiume Giordano, hanno dimostrato come molte di queste pratiche siano tutt’altro che sostenibili. Per questo è importante trovare una soluzione al più presto.
Un nuovo studio dell’Università di Yale sostiene che la desalinizzazione dell’acqua di mare potrebbe essere la soluzione al problema della siccità.
Gli oceani del globo sono una fonte pressoché inesauribile di acqua, ma il processo di rimozione del sale è costoso e ad alta intensità energetica
ha precisato Menachem Elimelec, docente di ingegneria chimica e ambientale a Yale e autore principale dello studio pubblicato su Science. L’osmosi inversa, la purificazione dell’acqua di mare attraverso una membrana che filtra il sale, è il metodo principale per la dissalazione dell’acqua di mare oggi. Per anni gli scienziati si sono concentrati sul miglioramento del flusso d’acqua nella membrana utilizzando nuovi materiali, come nanotubi di carbonio, per ridurre la quantità di energia necessaria per spingere l’acqua attraverso di essa.
Nel nuovo studio, Elimelech e William Phillip, dell’Università di Notre Dame, dimostrano che l’osmosi inversa richiede una quantità minima di energia che non può essere superata, e che la tecnologia attuale sta già cominciando ad avvicinarsi a tale limite. Invece di membrane che permettono un maggiore flusso di acqua, Elimelech e Phillip suggeriscono che i guadagni reali in termini di efficienza possono essere ottenuti durante le fasi pre e post-trattamento di desalinizzazione.
L’acqua di mare contiene naturalmente sostanze organiche e particelle che devono essere filtrate prima di passare attraverso la membrana che rimuove il sale. Per far ciò, alcuni agenti chimici vengono aggiunti all’acqua per pulirla e contribuire a coagulare questa materia per una più facile rimozione durante una fase di pre-trattamento. Ma se una membrana non ha della materia organica accumulata sulla sua superficie, la maggior parte se non tutto il pre-trattamento potrebbe essere evitato.
Inoltre, Elimelech e Phillip calcolano che una membrana in grado di filtrare il cloruro di boro si tradurrebbe in un risparmio energetico ed economico. Il 70% dell’acqua del pianeta è utilizzata in agricoltura, ma l’acqua che contiene anche bassi livelli di boro e cloruro, minerali presenti naturalmente nell’acqua di mare, non può essere utilizzata per questi scopi. Invece di rimuoverli nel corso di una fase post-trattamento separata, gli scienziati ritengono che una membrana potrebbe essere sviluppata in modo che il filtro sia più efficiente e al tempo stesso venga rimosso il sale.
Elimelec avverte che la desalinizzazione deve essere considerata solo come l’ultima risorsa nel tentativo di fornire acqua potabile, e suggerisce che sono necessarie ricerche a lungo termine per determinare l’impatto della pratica sull’ambiente acquatico.
Tutto questo richiederà nuovi materiali e agenti chimici nuovi, ma crediamo che questo è ciò su cui dobbiamo concentrare i nostri sforzi in futuro. Il problema della mancanza d’acqua può solo peggiorare, e dobbiamo essere pronti ad affrontare la sfida con il miglioramento della tecnologia in modo sostenibile
ha concluso Elimelec.
[Fonte: Sciencedaily]
Kira 1 Marzo 2017 il 1:56 am
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