Lo shutdown USA scatena il caos anche nel settore ambientale. Tremende le misure adottate dagli Stati Uniti per far fronte alla gravissima situazione: chiuso l’ingresso a 400 parchi nazionali, mentre le estrazioni all’interno continuano, e senza ranger a monitorare la situazione. Insieme alla maggior parte dei lavoratori EPA, sono finiti tutti a casa.
Lo shutdown negli USA sarà pagato carissimo dal settore ambiente e salvaguardia del territorio. I dati mettono davvero la pelle d’oca: si pensi che dei lavoratori dell’Epa (ente paragonabile a un Ministero dell’Ambiente), resteranno in servizio solo il 6,5 per cento del totale, perché assolutamente indispensabili o perché finanziati da fonti particolari. Numeri che danno l’idea dell’enorme caos che segue lo shutdown.
Per 400 parchi nazionali arriva la chiusura, e i ranger sono stati decimati. Chi controllerà adesso quanto avviene nei parchi? E non bisogna dimenticare che sono anche (alcuni) sede di estrazioni su cui è fondamentale un’accorta vigilanza. Ma la situazione è molto peggiore di così. Un’altra agenzia federale, il Center for Disease Control ha visto mandati a casa il 68 per cento dei propri dipendenti, niente soldi nemmeno per la National Science Foundation, e i tagli per molte altre agenzie strategiche e di ricerca sono talmente numerosi che non se ne può dare descrizione precisa in questa sede.
Il dipartimento dell’Energia vede i dipendenti tagliati del 69%, mega tagli anche al Forest Service. Gli Stati Uniti sono davvero in una situazione che definire emergenziale sarebbe riduttivo. Un solo imperativo al momento: cercare di risolvere il nodo il prima possibile, i danni al paese (e naturalmente noi ci stiamo concentrando su quelli ambientali, ma vale per moltissimi altri campi) proseguono per ogni giorno in cui lo shutdown continua. La situazione è nerissima, e per il momento non si può far altro che sperare in una risoluzione: non mancheremo di tenervi aggiornati sullo sviluppo del caso.
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