Gli appelli provenienti da tutto il mondo, compreso quello autorevole del New York Times, non sono serviti a nulla. Servono soldi all’America, ed il presidente Barack Obama non ha potuto fare altro che dare l’autorizzazione alla Royal Dutch Shell per trivellare quattro pozzi esplorativi in Alaska. Dopo il disastro nel Mare del Nord, che ancora non è risolto del tutto, si pensava che il presidente americano, così attento all’ambiente, ci pensasse su prima di concedere questo pericolosissimo via libera alla compagnia petrolifera, ed invece non ha perso un secondo prima di porre la sua firma.
Ciò che in molti temono è un altro disastro ambientale a cui ormai il mondo è preparato. Non meno di un mese fa la Shell si è resa protagonista del peggiore disastro accaduto nel Mare del Nord negli ultimi 10 anni per due valvole difettose che hanno fatto fuoriuscire circa 1.300 barili di petrolio che sono andati a contaminare le acque vicino la Scozia. Un evento agghiacciante se si pensa che le acque del Mare del Nord sono relativamente calme. Per questo viene da chiedersi cosa saranno in grado di combinare in condizioni estreme come quelle che si presentano in Alaska, dove il ghiaccio e le temperature costantemente sotto lo zero possono danneggiare le attrezzature e rendere più facili anche gli errori umani. Inoltre, secondo alcune associazioni contrarie all’iniziativa, le aree in cui la Shell andrà ad operare sono molto pericolose perché esposte ai venti più potenti della Terra e molto esposti a tempeste violente. Senza contare che le stazioni di soccorso più vicine sono eccessivamente distanti (la più vicina è a 1.600 chilometri).
Il timore è che, di fronte ad un’altra perdita di petrolio, non si riescano a contenere i danni, e quell’ecosistema, che già di per sé è in precario equilibrio, potrebbe ricevere il colpo di grazia. Le trivellazioni cominceranno la prossima estate, in seguito alle autorizzazioni delle altre autorità federali che però di solito seguono sempre la volontà del loro presidente. La decisione è stata presa in seguito alla crisi petrolifera in quanto si stima che in Alaska ci siano riserve di petrolio tali da alimentare 25 milioni di automobili per 35 anni, in modo da abbattere il costo del carburante proprio a ridosso delle prossime elezioni presidenziali. Una mossa che se da un lato toglierà i consensi degli ambientalisti, dall’altro farà guadagnare ad Obama il voto di milioni di americani che devono fare i conti con il prezzo della benzina.
Noi ovviamente speriamo che non accada nulla, ma dopo che il comandate della guardia costiera americana, l’ammiraglio Robert Papp, ha ammesso che, in caso di incidente la loro capacità di intervento è pari a zero, non ci sentiamo affatto tranquilli.
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