Shell ha annunciato l’abbandono “per quanto prevedibile in futuro” della ricerca di idrocarburi nell’Artico a seguito di un tentativo fallimentare di trivellazione al largo delle coste dell’Alaska.
L’associazione Greenpeace, che da tempo si batte contro il progetto della Shell, non ha nascosto la propria soddisfazione per questo abbandono, e tramite Kumi Naidoo, Direttore Esecutivo di Greenpeace International, ha dichiarato: “È un gran giorno per l’Artico. Questa è un’enorme vittoria per milioni di persone che si sono opposte ai piani di Shell, e nello stesso momento è un disastro per le altre compagnie petrolifere che hanno interessi in quella regione”.
La Shell aveva scommesso in maniera molto forte sulle trivellazioni nell’Artico facendo però, è il caso di dirlo, un buco nell’acqua: ha rimediato una sconfitta pesante tanto in termini di costi quanto di reputazione pubblica. Non si dimentichi che quello del colosso petrolifero anglo-olandese era diventato il progetto petrolifero più controverso al mondo: ora Shell è dovuta tornare a casa a mani vuote.
Naturalmente da parte di Greenpeace International non ci si ferma alla soddisfazione per l’abbandono del progetto della Shell, ma si chiede al presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama di cancellare ogni altro futuro progetto di trivellazione nell’area. L’idea sarebbe quella di rendere l’Artico un’area off-limits per le compagnie petrolifere: un’opportunità unica per proteggere in modo permanente la regione.
Ha chiosato a tal proposito Kumi Naidoo: “Chiediamo l’istituzione di un santuario nelle acque internazionali attorno al Polo Nord, e dopo le notizie di oggi speriamo che questo nostro obiettivo sia più vicino”.
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