Shell è rimasta impigliata in un problema tra la Banca Mondiale e le società di energia pulita, dopo le accuse che la indicano come inadempiente sui propri impegni, nell’onorare le garanzie sui sistemi di energia solare venduti ai Paesi in via di sviluppo.
L’azienda petrolifera è accusata di abbandonare la proprie responsabilità verso le comunità povere tramite una ripartizione generalizzata delle proprie apparecchiature in Sri Lanka e in altri Stati, mentre al contempo danneggia le prospettive del settore più ampio delle energie rinnovabili in un mondo che ha il disperato bisogno di ridurre le emissioni di carbonio.
L’attività di elettrificazione rurale in cui i sistemi di Shell sono stati venduti, ora è stata trasferita, come hanno fatto molte altre parti di attività solari del gruppo. I critici sostengono che la Shell, che ha realizzato utili pari a 31 miliardi di dollari nel 2008, abbia avuto un ruolo nel continuare a garantire che gli ex-clienti continuino ad essere vulnerabili.
Shell è uscita dal solare, apparentemente senza la dovuta considerazione di come il servizio post vendita e le sostituzioni di garanzia possano essere fornite, a tutto scapito delle industrie locali che aveva già contribuito a creare
ha detto Damian Miller, un ex dirigente della Shell, che ora dirige la propria attività solare, Orb Energy.
Per i sistemi solari nello Sri Lanka, i clienti poveri, con un guadagno medio di 1.500-2.000 dollari al mese, hanno acquistato i servizi solari Shell. Il sistema è pari al 30% del loro reddito annuo. Si potevano permettere un impianto in quanto potevano ottenere un prestito da parte delle istituzioni di microfinanza o di altre banche. Ma ora ci sono segnalazioni di migliaia di pannelli solari Shell non funzionanti che, apparentemente, non verranno sostituiti.
La Banca Mondiale, che prevede il finanziamento dei progetti per i Paesi in via di sviluppo, ha detto di essere molto preoccupata per una situazione in cui circa 700 impianti solari sembrano non funzionare, mettendo a rischio fallimento decine di imprenditori locali.
Anil Cabraal, uno specialista di energia presso la sede della banca di Washington, ha scritto alla Shell chiedendo di far qualcosa.
Vorrei che la Shell onorasse questi impegni. Non stiamo parlando di milioni di dollari qui, ma centinaia di migliaia
ha detto all’Observer. L’azienda sostiene che è stato fatto tutto il possibile per risolvere il problema. Essa sottolinea che le sue aziende solari in Sri Lanka sono state trasferite ad un terzo acquirente, Environ Energy, insieme a tutte le passività. Il gruppo petrolifero anglo-olandese ha detto che la maggior parte del suo ex comparto solare è stato passato ad un nuovo proprietario, Solar World.
Chissà come mai queste operazioni, le solite delle scatole cinesi che hanno portato alla crisi economica mondiale, riguardano sempre le energie rinnovabili, e non vengono mai attuate sul comparto che più gli frutta, quello petrolifero. Ora, come sempre, è scattato il gioco dello scarica-barile. Ognuno dà la colpa all’altra azienda, e sembra che la situazione possa ristagnare ancora per molto tempo.
Fonte: [The Guardian]