Se 193 nazioni non avessero accettato nel 1989 di vietare le sostanze chimiche che letteralmente “mangiavano” lo strato di ozono che protegge la Terra, il mondo sarebbe stato un luogo molto diverso alla fine di questo secolo, senza quasi due terzi dello strato di ozono ed un foro permanentemente fisso sull’Antartide,come mostrato da una recente simulazione della Nasa.
In questo modo le scottature si avrebbero nel giro di pochi minuti ed esse provocherebbero il cancro della pelle dovuto alle radiazioni in men che non si dica. L’ozono è la naturale barriera tra la Terra ed il Sole, la quale assorbe la maggior parte dei raggi ultravioletti (UV) e tutela la vita umana. Il gas naturale che lo forma è alimentato da una reazione fotochimica nell’atmosfera in cui i raggi ultravioletti rompono le molecole di ossigeno (O2) in singoli atomi che poi si ricombinano in tre parti: le molecole di ozono (O3).
Come si è capito già una trentina di anni fa, l’ozono si sta lentamente disfacendo. Si tratta di un sistema di equilibrio naturale. Ciò è dovuto in larga parte ai clorofluorocarburi (CFC), inventati nel 1928 come refrigeranti, agenti chimici o spray, che sconvolgono questo equilibrio. Nel 1980 si è capito che essi riducono l’ozono, aprendo un “buco” sopra l’Antartide. La situazione si è rivelata subito preoccupante, tanto che è subito scattato il protocollo di Montreal del 1989, in cui i CFC furono vietati.
La Nasa ha utilizzato le simulazioni al computer per mostrare “ciò che sarebbe potuto accadere” se il protocollo di Montreal non fosse mai stato messo in atto. Il team ha utilizzato un computer che simula il modello di circolazione dell’atmosfera della Terra e tiene conto di come la modifica dei valori di ozono incidono sulla circolazione. Hanno aumentato le emissioni di CFC e simili composti del 3% all’anno, con un tasso di circa la metà del tasso di crescita dei primi anni ’70. Poi hanno lasciato che il modello continui autonomamente in un mondo simulato che si evolve dal 1975 al 2065.
Secondo le simulazioni, nell’anno 2020 il 17% di tutto l’ozono, a livello globale, sarebbe esaurito ed un buco comincerebbe ad allargarsi ogni anno di più sull’Artico. Entro il 2040, nello scenario le concentrazioni di ozono a livello mondiale scendono al di sotto di 220 DU (Dobson Units, l’unità di misura usata per quantificare l’ozono), e cioè gli stessi livelli che riguardavano il solo “buco” sull’Antartide. (Nel 1974, a livello globale l’ozono era in media di 315 DU). L’indice UV nelle città a media latitudine raggiunge la quota di 15 (UV 10 è l’indice estremo considerato oggi) che significa che in una giornata estiva , si può ottenere una scottatura in circa 10 minuti.
Nel 2050, i livelli di ozono nella stratosfera oltre i tropici crollano vicino allo zero in un processo simile a quello che crea il buco dell’ozono nell’Antartico. Entro la fine del 2065, l’ozono a livello mondiale scende a 110 DU, un calo del 67% dal 1970. Ai poli i valori oscillano fra i 50 e i 100 DU (erano da 300 a 500 nel 1960). L’intensità della radiazione UV sulla superficie terrestre radoppia; in alcune brevi lunghezze d’onda, l’intensità aumenta di circa 10.000 volte. Il cancro della pelle dovuto alle radiazioni cresce rapidamente. Queste le parole di uno degli autori dello studio, l’ingegnere Paul Newman:
Abbiamo simulato un mondo evitato, e si tratta di un mondo che dovremmo essere contenti di aver evitato.
I risultati della simulazione sono stati pubblicati sulla rivista Atmospheric Chemistry and Physics.
Fonte: [Livescience]