Poison è il nome di un profumo al veleno, speziato di scorie, venato di nichel e vanadio, con un tocco leggero ma proprio leggero di agrumi marci come i negrieri. E’ il fiore all’occhiello delle fragranze made in Calabria, terra in cui la macchina del fango non è mica solo quell’espressione ormai abusata ed abusiva che abbonda sulle facce di bronzo di certa politica. Qualche giorno fa, nell’ambito di un’indagine della procura vibonese, durata due anni, e condotta in collaborazione con la Guardia di Finanza, si è scoperto infatti che di fanghi altamente inquinanti e pericolosi, trafficati dalla criminalità organizzata, nella regione meridionale ne sono entrate almeno 135 mila tonnellate dal 2009 ad oggi.
L’operazione Poison ha sgominato un traffico illecito di rifiuti pericolosi di derivazione industriale che animava gli scambi poco puliti ma molto proficui tra Calabria, Puglia e Sicilia. Per il direttore di Legambiente Calabria Franco Falcone la regione è ostello
di ecomafia e di trafficanti di rifiuti, luogo prediletto di patti scellerati consumati sulla pelle dei calabresi. Esprimiamo il nostro plauso all’ottimo lavoro di squadra dei finanzieri e della procura di Vibo Valentia coordinata dal procuratore Mario Spagnuolo. Le vicende messe in luce da questa inchiesta dimostrano l’efferatezza e la spregiudicatezza di pseudo imprenditori che avrebbero scaricato sui terreni destinati alla coltivazione di agrumi migliaia di tonnellate di fanghi altamente pericolosi, veleni che rischiano così di avvelenare uno dei tanti simboli enogastronomici della Calabria e con esso un’intera collettività.
Da tempo l’associazione ambientalista ipotizzava che l’intera provincia di Vibo Valentia venisse utilizzata come cimitero di scorie tossiche.
Nel ciclo illegale di rifiuti la Calabria è terza, dietro a Campania e Puglia, nella classifica del demerito tracciata dal Rapporto Ecomafia 2011
con 603 reati accertati (10% sul totale nazionale), 754 denunce, 31 arresti e 242 sequestri. Negli ultimi anni, la regione è stata, infatti, attraversata da trafficanti di scorie d’ogni tipo, spacciate per materie prime seconde e seppellite senza precauzioni nei campi agricoli o in cave abbandonate o usate nei cantieri edili come materiale inerte. Per affrontare adeguatamente i trafficanti e i maneggioni di monnezza che operano nella nostra regione, conclude Falcone, in un territorio così esteso servono sicuramente più controlli, più risorse e un lavoro di squadra che veda in primo piano le istituzioni.
[Fonte: Legambiente]