Ancora dubbi sul riscaldamento globale? Vi consigliamo di fare un bel giretto sulle Alpi. A parte il disagio della mancanza di neve che sta mandando in tilt le strutture alberghiere ed ha già creato non pochi problemi ai Mondiali di Sci che fanno tappa anche in Italia, ma in ogni caso bastano alcune rilevazioni scientifiche per accertare che i ghiacciai sono sempre più merce rara. Quarant’anni fa sulle Alpi francesi c’erano 375 chilometri quadrati di ghiacciai, oggi circa 275, una perdita del 26% che, purtroppo, non riguarda solo il versante francese.
La rilevazione l’ha compiuta l’Università de Savoie che ha paragonato i dati degli anni ’70 con quelli di oggi, ed ha rilevato questa perdita consistente che riguarda anche le Alpi italiane, quelle austriache, e i ghiacciai di Germania, Slovenia e Svizzera. Secondo i ricercatori che hanno presentato i loro risultati al meeting annuale dell’American Geophysical Union, l’accelerazione si è cominciata ad avere intorno al 1985/86, e da allora il ritiro dei ghiacciai non si è più fermato.
Come avvenuto anche in altri posti del mondo come, da ultima, la Groenlandia, è la parte meridionale a risentirne di più. Se infatti il versante settentrionale rimane più o meno intatto, ne risentono soprattutto il massiccio di Belledonne vicino Grenoble, ed il Monte Bianco. La differenza è dovuta al fatto che mentre a Nord le condizioni sono ancora ottimali, cioè nuvolosità e temperature molto basse, a Sud qualcosa sta cambiando.
Se poi questi dati li colleghiamo a quelli di qualche giorno fa presentati da Marcelo Sànchez Sorondo che parlava di una perdita del 50% complessivo dei ghiacciai tra Alpi, Himalaya e Ande, si capisce come la situazione sia sempre più grave, e sempre più collegabile alle attività umane visto che queste perdite si sono verificate nell’arco di 30 anni, e nessun ciclo solare può portare a conseguenze così catastrofiche in così poco tempo.
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