Il cammino fatto con le vostre scarpe torna alla terra e si trasforma in pianta elevando i vostri passi verso il cielo. Forse un concetto un po’ troppo poetico per delle semplici, o almeno all’apparenza, scarpe da tennis ma l’idea di un’azienda olandese nasce proprio dal trasformare persino un oggetto logoro, di uso comune, cui solitamente ci si affeziona e di cui non ci si vuole disfare, in qualcosa di nuovo e vivo, altrettanto visibile e concreto, sempreverde: una pianta.
E se siete degli habitué delle sneakers in pochi anni, c’è da giurarci, il vostro giardino sarà pieno di piante, a costo zero, un modo per compensare le emissioni di CO2 del processo produttivo delle scarpe e rendere il vostro camminare ad impatto zero.
A progettare le calzature completamente biodegradabili, come anticipavamo, è stata un’azienda olandese, la Oat. Presto, probabilmente già nelle prossime settimane, fa sapere la stessa azienda, le scarpe biodegradabili e ripiantabili si potranno comprare direttamente dal sito officiale del brand.
Se usare le scarpe e poi piantarle in giardino può sembrare tutto sommato un’operazione semplice, più complesso è stato invece progettare un oggetto simile. Ci sono voluti due anni di ricerca per creare quelle che sono a tutti gli effetti le scarpe più verdi del mondo. Le sneakers sono realizzate con cotone, ovviamente rigorosamente bio, plastiche biodegradabili, canapa e sughero oltre che sbiancanti non clorurati.
Anche sul luogo di fabbricazione, la Oat ha scelto di rimanere nei confini europei, evitando di creare un prodotto ecologico e andarlo poi a produrre nel lontano Oriente, cosa che ahinoi fanno in tanti e che minimizzerebbe tutti i vantaggi del risparmio di CO2 per via delle emissioni del trasporto. Le scarpe sono realizzate completamente, in ogni loro parte, in Europa.
All’Amsterdam Fashion Week il prodotto è stato premiato come quello più ecocompatibile. Una volta sotterrata nel terreno, la scarpa di degrada completamente e dai semi contenuti nella linguetta superiore nasce una nuova vita: una pianta.
Per la Oat il futuro sta nella riconciliazione tra industria e natura:
dobbiamo capire che quello che costruiamo è una parte di un ciclo vitale che deve essere chiuso, spiegano in una nota.