La querela degli attivisti ha il fine di costringere per via legale il governo a rilasciare immediatamente la decisione finale a riguardo. GreenPeace ha manifestato contro il Dipartimento degli Interni americano, definendolo un’istituzione per i lobbisti dell’olio, con riferimento al petrolio.
Il Dipartimento degli Interni avrebbe infatti preso tempo e addotto frequenti ritardi sulla decisione, per poi attuare un progetto di locazione di 29 milioni di ettari di habitat del’orso polare, destinati alla perforazione dei pozzi petroliferi.
Un quinto dei rimanenti orsi polari artici dipende dal ghiaccio del Chukchi Sea: è lì che si procacciano il
cibo, ma proprio in quella zona
le compagnie petrolifere stanno cercando di ottenere nuove licenze per il trivellamento.
Le
temperature in aumento stanno riducendo la portata e la durata delle distese di ghiaccio, costringendo gli orsi polari a trascorrere più tempo a terra, lontani dalle risorse alimentari per loro di vitale importanza.
La scomparsa del
ghiaccio è particolarmente sentita dalla femmine che devono nutrire sia sè stesse che i piccoli. In alcune zone il tasso di natalità è sceso del 15% negli ultimi dieci anni.
Alcuni modelli climatici prevedono che entro il 2030 l’artico potrebbe essere totalmente privo di ghiacci.
L’Us Geological Survey ha pubblicato un rapporto lo scorso settembre in cui avvertiva che
entro il 2050 i 2/3 degli orsi polari di tutto il mondo si sarebbero estinti.
Se si riuscisse a far rientrare nell’
Endangered Species Act anche l’orso polare si potrebbe intervenire a tutela del suo habitat, contro qualsiasi iniziativa, governativa e non, che ne distrugga l’equilibrio.
L’estrazione del petrolio nel mare del Chukci minaccerà gravemente gli orsi a causa del rischio di fuoriuscite di petrolio e, inoltre, il petrolio bruciato accrescerà il riscaldamento globale, accelerando lo scioglimento dei ghiacci artici.
Bisogna assolutamente revocare la locazione di quelle aree alle compagnie petrolifere. Il mondo è informato del fatto che mentre la Terra va a fuoco, il governo statunitense da in affitto le ultime aree che andrebbero preservate, e che questo creerà ulteriori scompensi ambientali gravissimi?
L’informazione tace, soprattutto quella che potrebbe raggiungere un maggior numero di persone: la
televisione. Fortunatamente il web è libero e simili scandali riescono a non passare inosservati.
Il Dipartimento degli Interni Americano doveva pronunciarsi entro il 9 gennaio 2008 riguardo agli orsi polari: sono passati più di due mesi e ancora tacciono, vigliaccamente, mentre fittano l’habitat degli orsi alle compagnie dell’oro nero. Nero come le loro coscienze che condannano a morte ora gli orsi e, nell’immediato futuro, l’intero pianeta.
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