Una seconda Ilva in Sardegna? Potrebbe essere definita così la vicenda, ancora non conclusa della frazione di Portovesme, nella provincia di Carbonia-Iglesias, nella parte sud-occidentale della Sardegna; rinomata per ospitare un porto commerciale e industriale, specializzato nella produzione metallurgica non ferrosa, unica in tutta Italia. Questo primato tuttavia mal si sposa con l’ambiente e l’area è definita la “più compromessa del Mediterraneo” per gli elevati valori di metalli pesanti, cloroformio e cadmio presenti nelle falde di superficie e in quelle sotterranee.
Il cloroformio ritrovato in dosi massicce nell’area del Sulcis-Inglesiente-Guspinese sembrerebbe provenire dalle industrie farmaceutiche locali. Anche se il suo utilizzo come anestetico risale a diversi anni fa. Quando si scoprì che il cloroformio poteva essere cancerogeno se rilasciato nell’ambiente, il suo impiego è stato bandito. Ma non la sua presenza in mare. Il ministero dell’Ambiente ha chiesto alle istituzioni e all’Arpas che opera nel comune di Portovesme di verificare la cause della presenza della sostanza tossica nell’area di interesse nazionale. Ora la presenza massiccia di cloroformio aggiunge ulteriore inquinamento in un’area già molto inquinata anche se si vorrebbe far credere che la situazione non sia così grave. Il ministero dell’Ambiente ha scritto a riguardo
Non si concorda con quanto affermato da Alcoa Trasformazioni Srl sul fatto che la contaminazione nel sito non sia né di assoluta gravità né di immediata pericolosità.
E difatti, i numeri parlano da sè: nelle falde superficiali i valori di arsenico sono di 609 laddove il limite di legge è di 10; i valori di cadmio sono si 125.000 contro i 5 di limite di legge; il mercurio è 550 su 1 consentito. Nelle falde sotterranee i valori di zinco sono di 3 milioni, ma il limite di legge è di 3 mila; il manganese è presente per 312 mila contro i 50 di limite consentiti. La Commissione Ambiente della Sardegna ha chiesto l’intervento del ministero e l’attivazione di un portale radiometrico pubblico che possa affinacare quello del gruppo Portovesme Srl per controllare i fumi di acciaieria e l’inquinamento del sito industriale. Si chiede l’intervento della Procura della Repubblica per bonificare l’area e mettere in sicurezza ambiente e territorio.
[Fonte: La Nuova Sardegna]
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