Le accuse mosse negli ultimi mesi nei confronti di Samsung sono state confermate dalla stessa azienda coreana che oggi esce allo scoperto e ammette: le miniere in cui vengono recuperati i materiali che utilizza sono pericolose. Secondo le stime infatti ucciderebbero 150 minatori all’anno, e se c’è qualcosa di ancora peggiore è che molti di questi sono bambini. Lo scandalo è stato scoperto circa un anno fa quando l’associazione Friends of Earth denunciò alcune violazioni dei diritti umani che avvenivano sull’isola di Bangka, in Indonesia.
Il tabloid britannico Guardian cominciò così un’attività investigativa e scoprì che nelle miniere di stagno venivano utilizzati illegalmente dei bambini. Continuando l’indagine scoprì inoltre che le esalazioni della miniera facevano ammalare i minatori che, secondo le stime più accurate, perdevano la vita con una media di 150 ogni anno.
Dopo un’intensa campagna rivolta all’azienda per cercare delle risposte, in questi giorni i vertici coreani hanno dovuto cedere grazie al fatto che sono giunte 15 mila email da parte dei consumatori che, dopo aver letto l’appello dell’associazione, hanno voluto saperne di più. Questa la risposta dell’azienda:
Anche se non abbiamo un rapporto diretto con i fornitori di stagno di Bangka Island, sappiamo che parte del materiale che usiamo per la produzione dei nostri prodotti ha origine da questa zona. Stiamo anche intraprendendo un esame approfondito della nostra catena di approvvigionamento nella regione per capire meglio cosa sta succedendo, e quale ruolo svolgiamo.
La solita versione dello scarica barile. Bangka e la sua isola “sorella” Belitung insieme producono il 90% dello stagno dell’Indonesia, utilizzato per realizzare tablet, smartphone e cellulari. Un’attività che dà lavoro a circa il 60% della popolazione delle due isole. Ogni telefonino contiene all’incirca 2 grammi di stagno, e quindi si capisce quanto ce ne voglia nell’industria moderna. L’associazione Amici della Terra sente di avere ottenuto per ora solo una vittoria a metà. Il successo infatti deriva dall’impegno di Samsung di investigare in questo senso e cercare di capire il suo coinvolgimento in queste violazioni dei diritti umani. Bisognerà però vedere se, una volta accertate le responsabilità, deciderà di prendere dei provvedimenti.
[Fonte: the Guardian]
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