Come ormai i nostri lettori più fedeli sapranno, la pesca commerciale in tutto il mondo è a rischio. Gli stock ittici di un po’ tutto il pianeta, ma in particolare in Europa, stanno scarseggiando sempre di più e rischiano di diventare così esigui da portare molti scienziati a sostenere che sarà quasi impossibile pescare un solo pesce da qui a trent’anni. Per questo gli organi politici hanno deciso di porre delle forti limitazioni alla pesca commerciale, ma non c’è limitazione che funzioni se non si combatte l’illegalità. Il WWF ha presentato il suo piano per vincere questa sfida.
L’iniziativa si chiama Pesca Intelligente e si basa sull’utilizzo dei dati satellitari. Utilizzando le immagini che sono già disponibili oggi, senza bisogno di spendere milioni per lanciarne di nuovi, l’associazione ha intenzione di monitorare le attività di pesca in tutto il pianeta. Si utilizzerebbe il cosiddetto “sistema di identificazione automatica”, o AIS, che esiste già da oltre un decennio per ricostruire gli itinerari e le attività di pesca in qualsiasi angolo dell’oceano, in modo da bloccare chi non segue le regole.
Volevamo scoprire cosa sta realmente accadendo là fuori quando le navi da pesca e trasbordo sono in alto mare. Dopotutto la pesca illegale e incontrollata è un osso duro che provoca in tutto il mondo un danno ecologico ed economico che riguarda tutti noi, comunità di pescatori, imprese di pesca, i governi, gli acquirenti ed i consumatori
ha spiegato Alfred Schumm, leader dell’Iniziativa Pesca intelligente del WWF. Questa necessità deriva dal fatto che per esempio l’UE ha stabilito quote di pesca molto rigide, ma nonostante questo, già 2/3 degli stock sono esauriti. E’ chiaro che c’è chi opera nell’illegalità, e non possiamo più permetterci che ciò accada.
Per portare a cambiamenti credibili che miglioreranno le pratiche sostenibili di pesca, i governi devono assicurare il rispetto di tali norme
ha concluso Schumm.
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