Nel mondo sprechiamo troppo cibo. In Usa si getta il 50% delle derrate alimentari, in Italia siamo al 30% (dati Coldiretti) ed il totale del cibo che viene sprecato in tutto il mondo potrebbe sfamare 3 miliardi di persone. E’ questa la conclusione a cui sono giunti gli esperti riuniti in questi giorni a Torino in occasione del Salone Internazionale del Gusto, in cui si è ribadito che di fronte ad oltre novecentomilioni di persone che soffrono la fame sul pianeta, questo “lusso” non è più tollerabile.
Per questo Vandana Shiva, vicepresidente di Slow Food e presidente del movimento ambientalista Navdanya, ha presentato una serie di proposte per razionalizzare la produzione di cibo, mentre gli organizzatori del Salone, di tutta risposta, hanno organizzato una cena per tutti i convenuti fatta, ovviamente, di avanzi riciclati.
In cucina, anche nell’alta cucina, è finito il tempo dell’estetica ed è arrivato quello dell’etica, del rispetto dei prodotti e di chi li lavora
ha spiegato Massimo Bottura, uno degli chef più famosi d’Italia e del mondo, il quale considera il riciclo dei generi alimentari alla stessa stregua del riciclo della plastica e del vetro.
Ma quali sono le proposte per evitare gli sprechi di cibo? Partendo dal presupposto che attualmente siamo circa 6 miliardi di persone sulla Terra, e produciamo cibo per sfamarne 8 miliardi, bisogna razionalizzare la produzione e la distribuzione. Navdanya chiede che le fattorie preservino la biodiversità, e non la distruggano come succede sempre più spesso nei Paesi in via di sviluppo; chiede che il circuito industriale non produca più surplus “apposta”, che non vengano più gettati quei prodotti come frutta e verdura che non soddisfano certi standard, che si smetta con l’esportazione e l’importazione dello stesso prodotto all’interno dello stesso Paese, ed infine di tornare alle “origini del cibo”.
Questo significa ritornare in ogni posto alle tradizioni alimentari di un tempo, sfruttando ad esempio per l’Italia la dieta mediterranea, riducendo al minimo le importazioni da Paesi che si trovano dall’altra parte del mondo. Un appello raccolto da Carlo Petrini, il leader di Slow Food, che ha spiegato che questo spreco
Un tempo non accadeva. Anzi in Italia ci sono molte ricette nate dal riuso e dal riciclo. Nate dal saper fare di persone che, per nutrire la famiglia, da quello che avevano hanno creato grandi piatti: dal piemontese agnolotto alla “virtù” alla la minestra teramana. Ricette che ci insegnano il valore del risparmio e il rispetto per il cibo. Perché il cibo ha un valore. Se si capisse, non ne butteremmo via così tanto.
Che sia solo l’inizio di una rivoluzione alimentare? Lo speriamo vivamente.
Fonti: [Ansa; Repubblica]
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