La nuova era dei progetti verdi potrebbe partire con l’accordo, ratificato questa settimana, del Sahara Forest Project, che sarà sviluppato da Norvegia e Giordania. Abbiamo già accennato oltre due anni fa a quest’ipotesi che avrebbe potuto far diventare il deserto del Sahara un posto molto diverso da quello che conosciamo oggi grazie alla presenza di acqua dolce, cibo e produzioni energetiche ad emissioni zero attraverso “tecnologie simbiotiche”.
Ora, dopo anni di duro lavoro il Sahara Forest Project sta per diventare realtà. Il progetto si propone di utilizzare due tecnologie distinte contemporaneamente: il solare a concentrazione e le serre alimentate dall’acqua di mare. Si tratta di tecnologie innovative in grado di fornire una vasta gamma di soluzioni agricole sostenibili anche agli ambienti inospitali come il deserto, attraverso la dissalazione dell’acqua di mare.
Dopo aver unito le forze con il gruppo ambientalista norvegese Bellona Foundation nel 2009, il Sahara Forest Project team, guidato dall’architetto Michael Pawlyn, dal designer Charlie Paton e dall’ingegnere strutturale Bill Watts, ha presentato la proposta al COP15 di Copenaghen. Dopo aver ricevuto molti apprezzamenti, il re Abdullah II di Giordania nel giugno 2010 ha ratificato l’accordo a Oslo in quanto spera di poter applicare queste tecnologie nel suo Paese che in gran parte è composto da deserto. L’Aqaba Special Economic Zone Authority ed il Sahara Forest Project hanno poi confermato l’accordo ad Amman, in Giordania, ed ora il progetto è avviato.
Esso prevede che la sede sia vicino alla costa in modo da poter ricevere l’acqua di mare che viene inviata ad un impianto di desalinizzazione che reinvia il prodotto finito ad una centrale elettrica. La superficie necessaria sarà di 20 ettari (200.000 mq) che serviranno per produrre energia pulita, grazie anche ai pannelli solari, e soprattutto cibo, il vero problema di enormi distese di terra in cui la siccità la fa da padrona ed in cui la produzione di cibo è ridotta all’osso.
In ogni caso le immagini spettacolari del progetto (qui sopra) dicono più di mille parole. L’obiettivo è di completare gli studi di fattibilità entro la fine del 2011, sviluppare il Centro di prova e sperimentazione nel 2012, per poi realizzare il progetto su larga scala nel 2015.
[Fonte: Treehugger]
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