Un esperto in materia ha di recente affrontato il Kalahari Conservation Society (KCS), affermando che una
corretta gestione della caccia non è dannosa per le popolazioni della fauna selvatica. Questo è assolutamente certo. Le prove sono molto diffuse e ben documentate.
Al contrario, l’oratore ha presentato delle prove che le attività di safari fotografico, a prescindere dalle singole operazioni scientifiche, può avere effetti negativi sull’impatto su flora e fauna selvatica. Ecco un esempio:
Patterson ha aggiunto che un recente studio in una località turistica di Xakanaxa ha criticato il Governo per la mancanza di un piano adeguato di gestione, dopo aver constatato che 6.000 ettari di terreno avevano tre strutture per l’alloggio di 50 dipendenti, due campeggi pubblici, due campeggi di gruppo per safari mobile, un porto turistico commerciale con 30 barche in licenza, una pista di atterraggio, nonché 250 km di strade.
L’elemento chiave che può fare da modello per il turismo sostenibile della fauna selvatica, safari per foto o per caccia, è una “buona amministrazione”. Non è di alcuna utilità vietare la caccia in favore del turismo fotografico per il bene dei ricavi in aumento del turismo, o per evitare di offendere le associazioni anti-caccia, perché scaccerebbe solo una minima parte dei cacciatori, forzerebbe i raid notturni, interromperebbe l’alimentazione, e danneggerebbe il Governo stesso.
C’è un parallelo con quanto sta accadendo nelle isole Galapagos, dove il turismo e la fauna selvatica hanno attirato molta gente negli alberghi, sviluppando servizi di vitto e alloggio del personale, fino al punto in cui l’insediamento ha rovinato il territorio. Se si pensa che avere una certificazione di sostenibilità per le operazioni di safari aggiusterà le cose, questo può essere un grosso errore. Entrambe le pratiche devono essere regolamentate fin nei dettagli, come sempre. Il problema arriva quando i flussi di entrate per i safari fotografici diventa così grande che lo sviluppo ad alta densità diventa inarrestabile.
In realtà, i problemi della caccia e della fotografia devono essere separati fisicamente, perché la caccia, per definizione, richiede una bassa densità umana (perché i cacciatori possono spararsi accidentalmente l’uno con l’altro), mentre per mantenere un foto-safari c’è bisogno di un elevato impatto nelle infrastrutture di controllo.
Fonte: [Treehugger]