Pensavamo (o almeno speravamo) di averle viste tutte, ma evidentemente la brama di ricchezza è in grado di continuare a raschiare il barile della coscienza umana. L’ultima vergogna arriva da un Paese che mai ha brillato per l’ambientalismo, ma stavolta fa di più: utilizza la bandiera dell’ecologia per far soldi. Stiamo parlando della Russia, la nazione più grande del mondo che ha fatto domanda formale all’Autorità Internazionale per i Fondali Marini in cui ha chiesto l’annessione di una vasta area del Mar Glaciale Artico che fino a questo momento era considerata acque internazionali.
La motivazione ufficiale è che quest’area è stata inquinata troppo, ci sono scorie nucleari ed altri residui bellici utilizzati dai russi durante le esercitazioni negli ultimi decenni, e così il Governo ha chiesto all’autorità internazionale che quell’area sia considerata di proprietà russa in modo da poterla ripulire. La realtà, purtroppo, è tutt’altra. La zona in questione fino ad una decina di anni fa era composta da ghiacci invalicabili e dunque non era sfruttabile. Oggi, a causa del cambiamento climatico, i ghiacci si sono ritirati, le acque sono diventate navigabili, ed in pratica sono una fonte ancora inalterata di petrolio.
Miliardi di barili di oro nero si sono accumulati al Polo Nord, ed in questo periodo in cui le fonti tradizionali scarseggiano, questa diventa una vera e propria miniera d’oro. Il disastro ambientale è comunque assicurato. Sì perché quando sono state effettuate alcune perlustrazioni sono venuti a galla due sottomarini nucleari sovietici e decine di barili contenenti sostanze tossiche. In pratica ci si è resi conto che quella è stata per decenni la discarica della Russia.
Ma non solo. I relitti starebbero già rilasciando agenti contaminanti nell’acqua, ed ora che le correnti diventano più forti, il contenuto radioattivo potrebbe disperdersi a migliaia di chilometri di distanza. Secondo gli esperti dell’Istituto Norvegese per la Ricerca Marina quello che hanno dichiarato i russi è solo la punta dell’iceberg. In realtà in quelle acque ci sarebbe molto di più. Ci sarebbero almeno 16 reattori e ben 17 mila containers contenenti scorie tossiche. Insomma, la pulizia oggi è necessaria, ma se lo scotto da pagare è la trivellazione selvaggia, con un altissimo rischio di incidenti ambientali, non sappiamo veramente quale sia il male peggiore.
[Fonte: Repubblica]
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