Che l’olio fritto non va gettato nel lavandino della cucina o nel water perché dannoso per l’ambiente ma smaltito in appositi siti già lo sapevamo da tempo. Quel che invece non sapevamo è che con l’olio della frittura ci si possono alimentare i motori degli autobus, pagare l’illuminazione pubblica, riscaldare la scuola o la piscina comunale. L’idea del riciclo dell’olio fritto è tutta italiana, di Michele Faberi, esperto del gruppo Ecosoluzioni e di valorizzazione energetica.
Per trasformare l’Oapc (Olio alimentare post consumo) da rifiuto in risorsa occorre raccoglierlo, pulirlo e impiegarlo in altre soluzioni come quelle di cui abbiamo parlato; lo spiega lo stesso Faberi
L’olio è un combustibile a tutti gli effetti, assimilabile per esempio all’olio di palma.
Il suo recupero, finanziato dal progetto in parte europeo OilEco, comporta un duplice beneficio: uno strettamente ambientale e uno economico. Difatti si stima che il recupero di circa 4 kg di olio procapite all’anno per 150-190.000 abitanti comporta un riciclo di circa 600mila tonnellate di olio fritto, un bene che “altrimenti sarebbe disperso” nel lavandino o nel water e finirebbe per inquinare fiumi e mari, invece in questo modo viene utilizzato per produrre energia laddove si impiegherebbero combustibili fossili o comunque fonti energetiche inquinanti. Pensate a quanto olio fritto si potrebbe riciclare e reimpiegare dalle catene di fast food, oppure da ristoranti, pizzerie, friggitorie…Ora che l’idea c’è e anche la modalità di recupero e riciclo dell’olio alimentare, occorre creare una filiera virtuosa da parte dei comuni per la raccolta differenziata dell’olio e il suo reimpiego. Ecosoluzioni è una società di consulenza che dal 2000 si occupa di sviluppo sostenibile con attività di ricerca, analisi, valutazione e assistenza tecnica ad enti pubblici e privati. Nel 2011 ha partecipato al progetto OilEco cofinanziato nell’ambito del programma EC Intelligent Energy for Europe.
[Fonti: Ansa; Ecosoluzioni]
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