Ritiro uno contro uno: le cose non vanno come dovrebbero, più precisamente le cose non vanno come sta scritto nel D.M. 65/2010. A denunciarlo è Greenpeace Italia che è andata ad indagare, con telefonate ai rivenditori e sopralluoghi con telecamere nascoste in alcuni negozi di grandi città italiane, portando alla luce delle pecche, è dire poco, un vero e proprio disservizio e un sistema che fa fatica ad adattarsi ai nuovi obblighi previsti dalla legge.
Quella che avevamo salutato come una buona notizia sul fronte del recupero di apparecchi elettrici ed elettronici, in vigore dallo scorso mese grazie all’approvazione della nuova normativa, rischia di tramutarsi in una fumata nera. L’associazione ambientalista ha agito
con la scusa di acquistare un nuovo articolo tecnologico (pc, televisore, frigorifero) telefonando a 9 grandi rivenditori a Milano, Roma e Napoli e recandosi in 3 negozi romani con una telecamera nascosta.
Il risultato?
Ben 9 rivenditori sui 12 intervistati (il 75 per cento) non risultano completamente in linea con la nuova normativa, che prevede l’obbligo di ritiro – a titolo gratuito – del vecchio apparecchio elettronico.
Certo, il campione di negozianti interpellati è un po’ inconsistente per tirarne delle somme, ma lasciano di stucco, e fanno riflettere, la sfilza di commenti piovuti sulla fan page di Greenpeace Italia alla pubblicazione del video, con cittadini che lamentano, a loro dire, addirittura di aver dovuto pagare per un servizio, il ritiro uno contro uno, che dovrebbe essere gratuito. C’è chi afferma di aver dovuto sborsare fino a 80 euro per vedersi ritirare il frigorifero vecchio dopo aver acquistato quello nuovo.
Non tutti i cittadini sono così virtuosi da sborsare denaro per liberarsi di un vecchio elettrodomestico. Il ritiro uno contro uno è nato proprio per arginare il fenomeno delle discariche abusive, garantendo un servizio gratuito. E’ la stessa Greenpeace a ricordarci dove vanno finire, nella peggiore delle ipotesi, gli elettrodomestici e gli apparecchi elettronici in disuso:
gran parte delle apparecchiature elettroniche prende ancora la strada dello smaltimento in discarica, o presso inceneritori o, addirittura, dell’esportazione illegale nei Paesi in via di sviluppo.
Ritiro zero, illegalità uno!
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