Spesso, quando si parla di tutela della biodiversità e delle riserve ambientali, si fanno riferimenti ai grandi polmoni del pianeta come l’Amazzonia e le grandi foreste dell’Asia. Ma come possiamo chiedere agli altri di tutelare il loro territorio se non riusciamo a tutelare nemmeno il nostro?
Bisognerebbe girare la domanda ai rappresentanti della Regione Sicilia, una delle aree con più riserve naturali al mondo, ben 73 su una sola isola, i quali hanno tagliato i fondi per la loro tutela del 70% in soli due anni. I problemi qui sono molti, e vanno dai semplici atti di vandalismo agli atti di vero e proprio bracconaggio che mettono a rischio molte specie protette.
I parchi sono finanziati in parte dalla Regione, ed in parte hanno una forma di autofinanziamento dato che varie associazioni come WWF, Legambiente, Lipu e tante altre le gestiscono e ne regolano il flusso dei turisti. Ma né possono essere aumentati gli ingressi perché questo comporterebbe uno stress eccessivo in aree così delicate, né è pensabile aumentare il prezzo dei biglietti. L’unica àncora di salvezza era dunque rappresentata dai 5 milioni e mezzo di euro versati dalla Regione, che si sono ridotti del 40% quest’anno e che si ridurranno di un ulteriore 30% nel 2011, non raggiungendo nemmeno il milione e mezzo.
In teoria ci sarebbe un’ultima possibilità, e cioè i fondi europei, ma secondo i diretti interessati in Regione non c’è nessuno che lavora a progetti per ottenerli, e così ben 140 milioni rimangono chiusi in cassaforte a Bruxelles, mentre i lavoratori dei siti naturalistici si ritrovano senza stipendio da luglio. Una situazione paradossale che ha portato a proteste, con 5 manifestazioni sotto la sede dell’Assemblea regionale con quella di oggi, che finora però non hanno ottenuto risultati.
Le riserve naturali gestite dalle associazioni ambientaliste sono già a un passo dalla chiusura per mancanza di fondi; eppure hanno garantito in questi anni importanti risultati in diversi settori, e costituiscono spesso fondamentali presidi di legalità in contesti difficili
hanno scritto nella lettera di protesta i rappresentanti delle associazioni ambientaliste, eppure pare che di questi problemi la politica non voglia occuparsi.
[Fonte: Repubblica]
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