L’Italia continua ad essere il Paese del rischio idrogeologico: alluvioni, frane e smottamenti ogni giorno mettono a rischio la vita di oltre 5 milioni di persone. A lanciare l’allarme è la conferenza nazionale sul rischio idrogeologico che si è svolta ieri nel pomeriggio a Roma. Sono oltre 6.500 i Comuni, pari all’82% del territorio, per una superficie critica di più di 29.500 Km, a rischio. Cosa fare?
Nel nostro Paese il rischio idrogeologico è aumentato fortemente negli ultimi anni e le vicende delle ultime settimane non fanno che confermare quanto il territorio sia poco stabile e mal gestito. Dopo il terremoto di ieri in Emilia Romagna, che ha colpito le città di Ravenna e Bologna, e le alluvioni dell’anno scorso, si continua ancora a parlare di rischio idrogeologico. Il pericolo reale per frane e alluvioni riguarda oltre 5 milioni di italiani con più dell’82% del territorio interessato. Le Regioni che più sono a rischio sono la Calabria, la Toscana, l’Umbria, la Liguria, la Valle d’Aosta, le Marche, il Lazio.
In campagna elettorale tutti, o quasi, promettono di fare investimenti per il territorio, per prevenire il dissesto idrogeologico, per tutelare al meglio i cittadini. Con la conferenza nazionale di ieri, la prima del genere, si sono stabilite delle priorità che verranno presentate all’attenzione della politica, soprattutto ai candidati delle prossime elezioni. Come spiega il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza
E’ ora che la campagna elettorale affronti il tema delle grandi emergenze del paese, che non sono purtroppo riducibili solo alla pressione fiscale, al debito e allo spread. Il 2012 si è concluso con un importante monito per chi governa il nostro Paese: le conseguenze dei cambiamenti climatici costituiscono un fenomeno da cui non si può più prescindere. L’elevata frequenza di questi fenomeni e un territorio sempre più vulnerabile causano ogni anno ingentissimi danni in termini sociali, ambientali e purtroppo anche di vite umane.
La conferenza, ha poi aggiunto
parte un percorso di lavoro con tante organizzazioni che condividono proposte concrete ed attuabili che porremmo all’attenzione dei candidati premier ed immediatamente dopo al nuovo governo. Oltre ai meccanismi per trovare le risorse necessarie occorre un forte intervento di semplificazione della giungla di piani territoriali, che a diverso titolo, ad oggi dovrebbero sovrintendere alla pianificazione territoriale, ed un altrettanto efficace controllo tecnico-scientifico sulla tipologia di interventi che si propongono, per evitare quelli dannosi e controproducenti che ancora abbiamo visto attuare in questi anni
[Fonte e foto: Legambiente]
Paige 1 Marzo 2017 il 1:06 am
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