Un nuovo studio dell’Università dell’Aquila lancia l’allarme per il forte rischio idrogeologico per la Costa Adriatica: decenni di urbanizzazione selvaggia hanno trasformato la striscia costiera in quella che può essere vista come una città lunga 1480 km, con spiagge sempre più sottili e vulnerabilità sempre maggiore di fronte a eventi atmosferici inusuali.
Secondo lo studio di Bernardino Romano e Francesco Zullo dell’Università dell’Aquila la Costa Adriatica, negli ultimi 50 anni, è stata colonizzata dal cemento al ritmo di 8 mila metri quadrati al giorno. Come si può immaginare se si moltiplica tale cifra per ogni mese, per decenni, si ha il quadro di un territorio completamente trasformato, con picchi di urbanizzazione che toccano il 400 per cento in alcuni comuni. Ciò ha comportato, come spiega Romano nello studio pubblicato su Land Use Policy
la distruzione pressoché totale di preziosi e vulnerabili ecosistemi dunali.
Nel nostro territorio dove il dissesto idrogeologico, con tutti i rischi connessi, è in aumento, estremamente preoccupante risulta l’insensibilità delle autorità a questo genere di problemi anche in tempi recenti. Il fenomeno dell’urbanizzazione sregolata “prosegue senza particolari sensibilità”.
La conseguenza di un territorio trasformato dal cemento in un’area a forte rischio idrogeologico è la crescita dei rischi di disastri naturali, in quanto se da un lato gli eventi climatici estremi crescono, dall’altro l’urbanizzazione scriteriata aumenta gravemente i rischi per le popolazioni di una determinata area. Come sottolinea Romano
La pianificazione molto blanda che è stata attuata in Italia non è riuscita ad ottenere l’applicazione dei più elementari criteri di prudenza verso i rischi ambientali più ricorrenti in un Paese decisamente e “pericoloso” per molti punti di vista (idrologico, sismico, vulcanico).
Cosa si può fare? Naturalmente occorre adattarsi, quindi spingersi verso spazi urbani che siano maggiormente pronti a reggere il confronto con eventi meteorologici estremi, ma non ci si può esimere dal bloccare la cementificazione della Costa Adriatica e non solo. “L’insediamento litoraneo”, conclude Romano, “deve essere bloccato in tutta Italia”.
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