3 milioni di alpaca. A tanto ammontano gli esemplari di animale, a metà tra un lama e una pecora, che dà da mangiare a centinaia di migliaia di indios del Sudamerica, in larga parte residenti in Perù. Di anno in anno questi si stanno riducendo sempre di più, fino a correre il rischio di mettere in pericolo non solo la loro esistenza, ma anche quella delle popolazioni che grazie a loro sopravvivono.
La causa? Il riscaldamento globale, che sta sciogliendo i ghiacciai nei quali questi preziosissimi animali vivono, e che non fa arrivare sufficiente acqua alle immense distese di verde nelle quali gli alpaca pascolano.
Gli altopiani andini sono tra i più colpiti dal riscaldamento globale, e hanno perso grosse percentuali di ghiacciai negli ultimi anni. Se contiamo che per alcune popolazioni l’economia si basa esclusivamente su questo animale, e per altre questo ne è comunque la colonna portante, si capisce come il destino di migliaia di persone sia segnato. Il resto dell’economia di quei Paesi è basata sull’agricoltura, e anche questa è minacciata dal riscaldamento. Basti pensare che il clima, tra i più rigidi, è diventato moderatamente temperato negli ultimi anni, e il rischio per i prossimi è di vederlo salire di categoria, fino a farlo arrivare ad un punto in cui tutti i tipi di coltivazione verrebbero rivoluzionati, mandando a gambe all’aria un intero sistema economico. E con la globalizzazione ci stiamo accorgendo cosa accade quando l’economia di una sola nazione entra in crisi.
La lana alpaca è una delle più pregiate al mondo, forse la più pregiata, in quanto non contiene linolina, non infeltrisce e non provoca allergie, qualità rare, ma che rischiano di diventare praticamente uniche, visto che la qualità della lana è dovuta anche alla salute dell’animale, che sta andando sempre peggiorando, ammesso che in un futuro ne esista ancora.