Ne avevamo già parlato lo scorso anno, a proposito di una ricerca pubblicata sull’Indipendent, che aveva dimostrato come sotto lo strato di ghiaccio Artico ci fosse uno strato di permafrost che poteva emettere, se perforato, una quantità di gas serra talmente elevata da far impallidire tutti gli sforzi per ridurre la CO2. Oggi arriva la conferma nientemeno che dalla NASA, la quale lancia anche l’allarme visto che il pericolo è concreto.
Il permafrost è una specie di “tappo” che, sotto le tundre gelate di Alaska, Siberia e Canada, mantiene compresse tonnellate di gas, perlopiù metano prodotto dall’Oceano Artico stesso. Purtroppo però il riscaldamento globale sta facendo sciogliere questo strato di ghiaccio, ed il rischio è che questo si perfori, lasciando fuoriuscire il suo contenuto. Se questo dovesse avvenire, stimano gli analisti dell’agenzia spaziale americana, le emissioni globali di gas serra aumenterebbero del 35%.
Il dramma è che qualche dispersione si è già verificata, come hanno registrato i rilevatori della NASA stessa notando livelli di metano superiori al normale nei cieli sopra il Mar Glaciale Artico. Per una ulteriore conferma le ricerche sono state effettuate da 6 istituti diversi, e tutti hanno riscontrato lo stesso risultato: il metano fuoriesce da alcune crepe che si sono formate nel permafrost. Sul ghiaccio solido invece non si era registrato alcun incremento del livello del metano.
E’ possibile che ampie zone di ghiaccio del mare si fondano fino ad esporre maggiori quantità di acqua dell’oceano. [Ciò] può aumentare la produzione di metano, portando a maggiori emissioni. Mentre i livelli di metano che abbiamo rilevato non erano particolarmente grandi, la fonte potenziale della regione, l’Oceano Artico, è vasta
ha spiegato Eric Kort del laboratorio Jet Propulsion della Nasa. Tutto ciò significa che anche se le crepe sono piccole, tante piccole crepe in un’area così vasta possono potenzialmente emettere tonnellate di gas serra. E più aumenta il riscaldamento globale e maggiori saranno queste emissioni.
[Fonte e foto: Treehugger]