In meno di un secolo almeno metà delle piante e gli ecosistemi (come foreste, tundra, ecc.) di tutto il mondo verrà modificata a causa del riscaldamento globale. Non lo afferma un ambientalista con una fervida fantasia, ma un’indagine della NASA con il supporto dei dati satellitari e di modelli computerizzati. In particolare ad effettuare la ricerca sono stati il Jet Propulsion Laboratory ed il California Institute of Technology di Pasadena, in California, che hanno studiato come possono cambiare le varietà vegetali terrestri in uno scenario con crescenti livelli di gas serra prodotti dall’uomo.
Secondo loro lo stress sulla biosfera aumenterà talmente tanto da provocare un cambiamento ecologico, che comporterà anche un rischio per la sopravvivenza di molte specie animali. Secondo i calcoli, il 30% del territorio terrestre, ad esclusione dei territori ghiacciati e desertici, subirà alcune modifiche, in particolare per quanto riguarda la copertura vegetale, le quali costringeranno gli animali, ed in alcuni casi anche gli uomini, a trasferirsi altrove.
Le conseguenze saranno immediate: l’equilibrio tra vegetali e piante sarà rotto, molti animali si estingueranno, verrà ridotta la biodiversità, e ciò influenzerà negativamente l’acqua, l’energia, i cicli di carbonio ed altri elementi. Il meccanismo è semplice ed è simile a quanto è avvenuto alla fine dell’Era Glaciale in cui molte specie, sia animali che vegetali, non hanno saputo stare al passo con i rapidi cambiamenti in corso, e si sono estinte. A differenza di allora però ci sono i fattori dell’urbanizzazione e delle emissioni antropiche a peggiorare la situazione, e ad accelerarne le conseguenze.
Per questo studio gli scienziati della Nasa hanno voluto simulare uno scenario intermedio, tra quelli previsti dagli scienziati di tutto il mondo, tra le previsioni più ottimistiche e quelle più pessimistiche, analizzando cosa accadrebbe quando, entro il 2100, i livelli dei gas serra saranno raddoppiati rispetto ad oggi, per poi attestarsi una volta superata quella soglia. Le simulazioni prevedono una Terra più calda e umida con incrementi della temperatura media che potrebbero arrivare persino a 4 gradi, all’incirca si stima quanto avvenne 20 mila anni fa dopo l’ultimo massimo glaciale. L’unica differenza con allora è che stavolta questo fenomeno potrebbe avvenire 100 volte più velocemente.
La prima conseguenza è che alcune regioni diventeranno più umide a causa della maggiore evaporazione, mentre altre più secche. Molti biomi, o grandi tipi di comunità ecologica, emigreranno verso i poli che saranno più ospitali, e le praterie temperate e le foreste boreali si “sposteranno” verso altitudini più elevate. Inoltre la parte del mondo che ne risentirà maggiormente sarà proprio la nostra, l’emisfero Settentrionale come, per considerare solo l’area più vicina a noi, la regione del Mediterraneo. Per avere un’idea di quali sono le aree a maggior rischio basta consultare la cartina qui sopra, in cui le zone rosse sono quelle più sensibili ai cambiamenti.
[Fonte e foto: Sciencedaily]
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