Rispetto al 2000 oggi fa più caldo. Nonostante la primavera stenti ad arrivare, i dati del Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura e dell’Istat parlano chiaro: la media delle temperature in Italia nel periodo 2000-2009 è di quasi un grado superiore rispetto all’ultima rilevazione del periodo 1971-2000.
L’anno-record del 2003, in cui c’è stato un caldo mai registrato prima, non è stato isolato. Per fortuna non si sono mai più avute temperature così alte, ma non è un caso che gli anni appena precedenti e successivi abbiano registrato sempre colonnine di mercurio più alte rispetto al decennio precedente.
E così tutti questi aumenti hanno fatto registrare un’innalzamento della temperatura media, che oggi si aggira intorno ai 14 gradi nel Paese, con un aumento di 1,1 gradi al Nord, 0,8 al Centro e 0,9 al Sud. Ma questo non significa soltanto che teniamo i condizionatori d’aria più accesi del solito, ma anche che le precipitazioni diminuiscono, facendo registrare 26 mm di pioggia in meno rispetto ad un decennio fa. Questo comporta una maggiore siccità in regioni che hanno già un problema di carenza d’acqua, come Sicilia, Sardegna e Puglia, ed un danno per le colture.
Giampiero Maracchi, ordinario di climatologia dell’Università di Firenze, ha spiegato così questo fenomeno:
è dovuto allo spostamento della massa di aria calda che si forma sul Mediterraneo, è una cella d’aria calda che si è spostata negli anni dal Nord Africa, verso Nord.
Tutto ciò comporta l’oscillazione di alcuni anni con piovosità eccessiva, come quello appena trascorso, in cui si rischiano frane e alluvioni, con anni di assoluta siccità, in cui i fiumi scendono ben al di sotto dei livelli di guardia. E’ evidente che si tratta delle prime avvisaglie che proviamo sulla nostra pelle del riscaldamento globale, nonostante ci sia ancora qualcuno che provi a negarlo. Non siamo ancora ai livelli di quei Paesi insulari oceanici sommersi dalle acque, ma di questo passo potremmo non fare una fine migliore.
Fonte: [Ansa]
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