Oggi, nel dibattito tra chi afferma che i mutamenti climatici di questi ultimi anni siano dovuti all’uomo e chi afferma che sono fenomeni naturali, i primi ottengono un punto a favore. La dimostrazione che questo fenomeno sia legato alle attività umane deriva da una ricerca, effettuata negli Stati Uniti, da parte dei ricercatori del Woods Hole Research Center, i quali hanno pubblicato i loro risultati su Nature Geoscience.
La loro teoria non si discosta più di tanto da quella ormai nota del riscaldamento globale derivato dal nerofumo, prodotto dalle attività umane, che oscura la superficie dei ghiacciai ed aumenta l’assorbimento della luce solare. Le principali fonti di questo nerofumo sono la deforestazione e gli incendi di biomassa (alberi, foglie e altra vegetazione), insieme alla combustione di fonti fossili (carbone e petrolio in primis).
La dimostrazione più lampante proviene dall’Alaska dove Robert Spencer, capo ricercatore, e colleghi hanno individuato un luogo che è rimasto per secoli “eccezionalmente intatto”, grazie al fatto che qui la natura non è stata distrutta dalle attività umane come nel resto del Paese. Si tratta del ghiacciaio Mendenhall, vicino la città di Juneau, il quale riceve grandi quantità di precipitazioni che trasportano con sé anche i prodotti industriali.
Tra questi è stato individuato quello che è stato chiamato carbonio organico disciolto, sottoprodotto dei cicli biogeochimici superficiali derivanti dalle attività dei ghiacciai e delle antiche foreste e torbiere. Questo tipo di carbonio è sempre stato presente in queste aree ed in altre incontaminate in tutto il pianeta, ma analizzando il carbonio rilevato con le più moderne tecniche, grazie alle prove di datazione al radiocarbonio e alla ultra-spettrometria di massa ad alta risoluzione è stato possibile individuare che la maggior parte del carbonio presente oggi in quelle aree non deriva da fonti naturali, ma dai combustibili fossili e della biomassa contemporanei.
Quello che avviene in seguito è facile intuirlo. Questo carbonio che possiamo definire di origine antropica si mescola con quello naturale, favorendo il fenomeno del maggiore assorbimento dei raggi solari che termina nel processo di accelerazione dello scioglimento delle nevi prima e dei ghiacci dopo. Un’ulteriore prova di questo fenomeno la si può avere analizzando le catene alimentari marine di oggi, le quali risentono particolarmente in fretta delle variazioni della presenza di carbonio, e risultano così molto differenti ad esempio rispetto a quelle del tardo 18° secolo.
[Fonte: Health24]
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