I cambiamenti climatici sono ormai una realtà, e ce ne accorgiamo dove normalmente le temperature sono più estreme. Un esempio su tutti sono le montagne dove, a causa della scarsità di precipitazioni, la neve comincia a mancare. Di conseguenza anche le specie animali che si trovano lì improvvisamente hanno l’impressione di essere state trasferite altrove, e dunque sono costrette ad emigrare verso zone più accoglienti.
Lo US Geological Survey e l’Università del Montana hanno mostrato come negli ultimi 22 anni le montagne dell’Arizona hanno visto costantemente diminuire il manto nevoso, colpendo indirettamente gli alci e le specie di uccelli che sono costretti a cambiare habitat o a “subire” l’evoluzione. Ad esempio alcuni uccelli cantano di meno, segno che si sono in un certo senso evoluti fisicamente per adattarsi alle nuove temperature.
Gli autori hanno notato che alcune specie che erano presenti in quelle zone da decenni si sono dovute spostare, come gli alci si che sono dovuti spostare verso latitudini più alte dove una volta la neve non permetteva di cibarsi, mentre ora i terreni liberi dal ghiaccio lasciano cibo a sufficienza. Gli studiosi hanno definito questo fenomeno una “cascata ecologica” in quanto le azioni dell’uomo si sono riversate immediatamente sugli animali e sulle piante che dipendono da certi tipi di habitat.
La dimostrazione che ci sia lo zampino dell’uomo la si ha valutando i tempi, appena due decenni, in cui le cose sono radicalmente cambiate. Se si trattasse della normale evoluzione delle temperature con i loro cicli geologici, cambiamenti così radicali si registrerebbero in secoli, se non di più. Ed invece delle mutazioni così nette in soli 20 anni hanno una causa umana incontestabile.
Questo studio dimostra che gli effetti indiretti del cambiamento climatico sulle comunità vegetali possono essere altrettanto importanti quanto gli effetti dei cambiamenti climatici che inducono squilibri tra gli uccelli migratori e abbondanza di cibo perché le piante, compresi gli alberi, forniscono agli uccelli l’habitat di cui hanno bisogno per sopravvivere
ha spiegato Thomas Martin, uno degli autori dello studio.
[Fonte e foto: Sciencedaily]