Le rinnovabili potrebbero diventare la seconda fonte energetica mondiale entro 3 anni. Usiamo il condizionale per cautela, ma secondo Maria van der Hoeven, direttrice dell’Iea (International Energy Agency), potremmo usare persino il futuro semplice perché per lei è una certezza. La crescita dell’energia rinnovabile in tutto il mondo sta avendo un’impennata che non accenna a diminuire. Dopo il boom degli ultimi 6-7 anni che si è registrato in Europa ed in America, adesso che per una questione economica lì sta rallentando, a mantenere alto lo sviluppo ci pensano i Paesi asiatici.
Anche grazie a loro entro il 2016, secondo le sue previsioni, il comparto rinnovabile diventerà il secondo maggiormente produttivo al mondo, scalzando il gas che attualmente occupa quella posizione, e rimanendo dietro soltanto alla fonte più inquinante, che è dura a morire, ovvero il carbone. Se per anni, dice la van der Hoeven, il settore è stato retto dall’idroelettrico, con il progredire dell’energia eolica, solare, geotermica e le altre forme minori l’obiettivo al 2016 è raggiungere una quota mondiale del 25%, un’enormità se pensiamo che fino al 2006 le rinnovabili (senza l’idroelettrico) raggiungevano a stento il 2%.
Ma le buone notizie non finiscono qui. Sta rallentando fortemente la corsa al nucleare, forse anche per il timore scatenato dopo il disastro di Fukushima, e così sempre entro quella data, prevede la direttrice della Iea, le rinnovabili potrebbero produrre il doppio di quanto produrrà l’atomo. La van der Hoeven lo spiegherà oggi in uno convegno a Roma dove presenterà il Medium-Term Renewable Energy Market Report, il rapporto sul mercato delle energie rinnovabili sul medio termine.
Durante il convegno la direttrice tirerà anche le orecchie al Governo italiano perché spiegherà che la strategia vincente è stabilire una politica e portarla avanti per anni, non cambiarla ogni 6 mesi come avviene da noi con il conto energia dove un’azienda non ha mai la certezza sugli investimenti perché le regole cambiano troppo in fretta. Come spiega in un’intervista
Molte rinnovabili non hanno più bisogno di alti incentivi. Ma hanno ancora bisogno di politiche di lungo termine.
Una richiesta che le associazioni di categoria fanno da tempo ma che il Governo proprio non vuol sentire.
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