Le rinnovabili in Italia stanno diventando sempre più la figura preponderante nel campo energetico. Nel mese di giugno 2013, secondo i dati di Terna, tra tutte le fonti energetiche del nostro Paese, non solo le rinnovabili hanno rappresentato la fetta maggiore, ma hanno persino superato la metà della produzione nazionale, attestandosi al 50,2%. E non è nemmeno la prima volta dato che anche lo scorso anno, di questi tempi, registrammo numeri simili.
La produzione del 50,2% però non è da confondere con la copertura del fabbisogno nazionale che resta un po’ più bassa, sul 44,3%, anche se c’è stato un giorno, più precisamente il 16 giugno scorso, in cui hanno coperto il 100% del fabbisogno nazionale per 2 ore. Questo obiettivo ambizioso è stato possibile grazie a due fattori principali: la crescita di oltre un terzo dell’energia prodotta da fonti pulite nel nostro Paese, ed il risparmio energetico che ha abbassato i consumi del 6,2%. Si stanno così verificando le condizioni previste dall’Europa diversi anni fa per cui sarà possibile non solo coprire il fabbisogno energetico europeo col 20% di rinnovabili, ma anche puntare al 100% nell’arco di pochi decenni.
Un altro dato positivo è che, oltre all’industria pulita in crescita, si registra anche un calo di quella sporca. Il comparto dei combustibili fossili (gas, carbone e petrolio) nel complesso è calato di oltre un quinto (22,8%), ed il dato eccezionale è che mai nella storia recente d’Italia si era registrato un calo della produzione del carbone, il quale però rimane sempre la fonte principale di approvigionamento energetico. Tra le rinnovabili il salto maggiore lo ha fatto il comparto idroelettrico, proprio quello che si diceva dovesse rallentare, il quale negli ultimi 6 mesi ha fatto registrare un +37,9%. Ottimi numeri anche per l’eolico (31,4%) e fotovoltaico con un +15,2%.
Nonostante questi risultati, che sono eccezionali in un Paese in cui la crisi sembra aver bloccato ogni settore dell’industria, sembra che la politica lavori per annullare questi progressi. Mentre a livello mondiale si studia il mondo per far diventare il settore rinnovabile il secondo al mondo entro tre anni, nello stesso periodo di tempo il Governo italiano ha intenzione di stanziare centinaia di milioni di euro (a scalare fino a raggiungere i 2 miliardi l’anno) per le vecchie industrie fossili. Un colpo al cuore del progresso che il nostro Paese in questo momento non si può permettere.
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