Una nuova rivoluzione solare potrebbe arrivare questa volta dall’India. Come sappiamo la tecnologia non serve a molto se non viene supportata dalla produzione su larga scala che ne abbassa il prezzo. Così una nuova opportunità arriva dall’India dove il Governo del secondo Stato più popoloso al mondo ha deciso di raddoppiare la propria capacità solare nei prossimi anni.
Certo, raddoppiare non significa creare una quantità sufficiente a coprire una grossa fetta del fabbisogno energetico nazionale, anche perché in India vivono oltre un miliardo di persone. Ma l’eccezionalità sta proprio lì, nei numeri assoluti. L’obiettivo è di arrivare al 2022 a produrre almeno 20 Gigawatt di energia solare, cioè all’incirca quanto produce tutta l’Europa oggi. Sicuramente ci sarà qualcuno che storcerà il naso e dirà che non è un grande obiettivo, ma ricordiamoci che stiamo parlando di un Paese soltanto, per quanto grande sia, e soprattutto uno dei più poveri dove ancora milioni di persone non hanno accesso all’energia elettrica.
L’idea è molto positiva e deriva essenzialmente da due fattori: la necessità di far raggiungere tutti gli indiani dall’energia elettrica e la posizione del Paese, molto soleggiato, che permette di avere una esposizione solare sufficiente praticamente per tutto l’anno in qualsiasi punto della nazione. Il fabbisogno energetico indiano sta crescendo (e lo dimostra il recente black-out che ha lasciato senza luce circa mezzo miliardo di persone) e non si può continuare a fare come oggi in cui la principale fonte energetica è l’inquinantissimo carbone.
Meglio dunque una fonte rinnovabile che costa molto meno visto che i pannelli e le strutture arriveranno dalla vicina Cina, il più grande produttore al mondo di questi materiali, che soprattutto vende a prezzi infinitamente inferiori rispetto alle aziende europee o americane. Il piano prevede l’aggiunta di circa 1000 megawatt all’anno o poco più a partire dal 2013 e campagne di informazione per la cittadinanza. In questo modo infine l’India si erge ad esempio per tutti i Paesi in via di sviluppo, per dimostrare come sia possibile una transizione verso l’energia pulita.
[Fonte: Treehugger]
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